mercoledì 28 agosto 2024

INTERVISTA A MAX ARDUINI

 Ma la tua musica unisce…? La mia musica fa parte di quella categoria che non arriva al primo ascolto, è ricca di parole e non segue mai una strada già percorsa da altri. Privilegio sempre l’argomento nuovo, il racconto e cerco di far avvicinare  le persone alla cultura che spesso, purtroppo, trovo carente nelle nuove generazioni. Nasco in un periodo dove la comunicazione di un testo aveva un accompagnamento adeguato ed una canzone diventava bandiera e slogan, si ricercava sempre la storia originale da mettere in musica; oggi invece prolifica  solo musica ripetitiva e senza originalità e se questo apparentemente può sembrare che unisca in realtà crea confusione e nega la scelta personale del gusto musicale. La mia musica unisce chi riesce a percepirne le radici, chi si lascia sorprendere  e cerca come me qualcosa da raccontare che non sia un clone. Malgrado le varie complessità credo che la mia musica riesca ad unire anche se la strada a volte sia impervia e non trovi la giusta collocazione e l’opportunità di farsi ascoltare. Del resto penso che la comprensione della musica, alla stregua di quella della vita quotidiana, sia influenzata da una profonda e personale preparazione culturale.                                            

Lo sguardo critico a che punto t’infastidisce e quando lo esigi? Indubbiamente la critica per un artista è fondamentale ma occorre una profonda analisi d’ascolto che porti a critiche costruttive altrimenti risultano solo giudizi senza crescita dettati unicamente dalla superficialità e negli anni ne ho vista parecchia. Ricordo sul canale youtube un personaggio sconosciuto con uno strano nickname che criticò duramente una mia scrittura ed una mia performance: se avesse usato tatto e profonda analisi avrei riflettuto su quanto scritto ma in realtà ha preferito esprimere un giudizio certamente non dettato da una volontà di critica costruttiva bensì da uno spirito di rivalsa senza motivo ed assolutamente gratuito. Francamente non comprendo questo desiderio di denigrare l’operato altrui o forse ne conosco il motivo ma preferisco non approfondire… l’ignoranza può uccidere la vita di un artista come è già successo in passato con Mia Martini, una tra le cantanti più brave del panorama musicale che probabilmente procurava fastidio a qualcuno più sponsorizzato ma meno preparato sul lato artistico ed umano. Quando si esprime una critica occorre quanto meno avere una preparazione sull’argomento perché se questa non è costruttiva è meglio tacere. Se dopo un’attenta analisi il giudizio è comunque negativo può essere un’ottima cosa ma questo deve essere espresso da un tecnico del genere che eseguo…. un critico di musica Jazz non può giudicare la mia musica. E soprattutto va espressa una critica sulla musica e non sull’artista in quanto persona: sappiamo che il pessimo critico giudica il poeta e non la poesia. Quindi, critiche ben accette purché siano sincere, scevre da ogni personale risentimento  ed assolutamente preparate e professionali, altrimenti diventano offensive ed ingestibili.

Cosa significa per te fare un “lavoro serio” ? Per rispondere a questa domanda devo fare un salto nel passato. Gli insegnamenti di mio nonno sono stati fondamentali per la mia maturazione artistica e lavorativa. Servono idee chiare e l’operare in maniera seria non concede spazio all’improvvisazione o all’ inventiva di comodo. Fare un lavoro serio significa accostare la passione e la determinazione ad una buona dose di perseveranza. Chi è interessato solo al guadagno non esercita un lavoro artistico serio ma gestisce un’attività  commerciale. Oggi si propina ai giovani un modello fatto solo di allori e vite realizzate facendogli credere che l’unico modo di fare un lavoro serio sia apparire ed avere successo. Io credo profondamente in quello che faccio a tal punto che paradossalmente lo farei anche gratis… e in passato non nego di averlo fatto ma è chiaro che anch’io devo affrontare la vita quotidiana e ciò che comporta. Lavoro serio significa non lasciare mai nulla al caso, studiare continuamente, provare continuamente e non accontentarsi mai. Non siamo qui solamente per arrivare e fermarci, siamo qui soprattutto per non fermarci mai. Vedo nel mio futuro un Max anziano che continua la sua crociata immagazzinando input,  ricercando sempre l’arricchimento e la preparazione che inevitabilmente muta di continuo per fare un lavoro ancor più serio: vivere. 

La musica, in generale, può produrre ancora degli autentici miti, che possono passare alla Storia? Sì certo, potrebbe, ma si dovrebbe riequilibrare il sistema che da troppi anni predilige l’apparire alla forma interiore. Oggi proliferano troppi cloni e troppi sognatori che emulano i loro idoli  anche se di miti non ne nascono più da tanti anni. Sono contrario ai reality che hanno allontanato i giovani dalla concretezza e li hanno disabituati dal crearsi la propria identità illudendoli con la promessa  di una carriera facile laddove invece questa va conquistata e costruita con la gavetta e l’esibizione sul palco. Credo che i reality abbiano contribuito all’impoverimento della cultura. Noi avevamo altri valori in cui credevamo e se è vero che i tempi sono cambiati era altresì  prevedibile che la realizzazione di programmi futili scatenasse nelle nuove generazioni una sorta di appiattimento culturale e cerebrale con conseguente perdita di libero arbitrio. Ci sono tanti artisti bravi ma sono mal gestiti dai talent  interessati solo dal risultato immediato, non ci sono progetti e questo comporta la produzione di meteore che non si eleveranno mai a mito. Artisti come Mina, Mia Martini, Patti Pravo oppure Fred Buscaglione, Giorgio Gaber, Luigi Tenco…non hanno la speranza di rinascere in questo momento. Anch’io nasco artisticamente influenzato da grandi del passato ma il mio obbiettivo è sempre stato quello di emergere come artista originale e non come semplice riproduttore di musica. Ciò spesso complica la strada che si percorre ma è l’unico modo per ambire ad una carriera musicale seria e credibile. Il mercato discografico ormai è una fabbrica di clonazione ma sono certo che ancora ci sia qualche artista  nascosto che potrà nel tempo dimostrare cosa significhi veramente  passare alla storia come artista originale. A volte mi diverto ad interrogare i giovani come a suo tempo facevano i più grandi con me. Noto a malincuore che essi  sanno perfettamente chi è Valentino Rossi o Francesco Totti ma nessuno mi sa dare informazioni su Sacco e Vanzetti. Eppure se non si cercano le risposte nella storia e nella cultura non si darà più vita a miti. I grandi della nostra musica non sono stati solamente bravi ad eseguire il loro repertorio, sono stati soprattutto capaci di comunicare la cultura che nel tempo è rimasta il loro punto di riferimento. Come esempio potrei citare una cantante molto giovane di Riccione che ha nelle corde vocali il plutonio, un’energia formidabile e con ogni probabilità le capacità artistiche di una grande interprete, ma quel che le manca è la preparazione generale ed una spiccata personalità palcoscenica ma purtroppo queste caratteristiche  non si imparano nella scuola di canto ma si acquisiscono solo con profonda autocritica ed esperienza diretta. I cantanti emergenti di oggi tendono ad emularsi tra loro e pensano così di percorrere la strada giusta mentre in realtà stanno perdendo di vista le  vere opportunità. Di miti forse non ne nasceranno più nei prossimi 30 anni ma sono certo che ci sarà un ritorno alla musica d’autore che inevitabilmente metterà ordine in questo caos di bravura mal gestita.

Gli artisti sono oramai costretti ad improvvisare un live con palcoscenico annesso? Il vero artista vive di live e di palcoscenico, la cosa che mi duole è che si è sviluppata una tendenza alla musica improntata sulle cover band e sempre meno su cose originali. Quindi se mi stai chiedendo se noi artisti siamo costretti ad improvvisarci la risposta è sì, dobbiamo rinunciare ai templi della musica originale in favore di  formazioni cover. Con questo mi riallaccio alla domanda precedente perché la responsabilità è soprattutto dei gestori dei locali live interessati più al guadagno che al privilegiare l’artista ed il progetto. Ciò comporta l’improvvisazione live ovunque venga accettata e sostenuta. Aprendo una parentesi noto mio malgrado che i gestori dei locali fanno solo i loro interessi,  gli artisti vengono sottopagati se non addirittura chiamati ad esibirsi gratis e il più delle volte non versano neanche le quote siae.  Nel tempo questo atteggiamento ha costretto bravi artisti a non continuare l’attività di musicista per mancanza di strutture dove esibirsi. Per non essere più costretti ad improvvisare occorrerebbe  più professionalità da parte dei gestori, della siae e degli artisti stessi. La musica è una cosa seria non un gioco. Ci sarebbe molto da dire sulla parola “improvvisazione”: ci sono vice direttori di banca che suonano, casalinghe che cantano, bambini che si esibiscono da Gerry Scotti.  Tutti pensano di poterci riuscire perché fare musica non è considerata una vera professione,  un “lavoro serio”.

Credi che amino le situazioni d’incertezza? Credo che non ci sia più la vera passione di costruire qualcosa di personale e quindi l’incertezza li porta ancora a sperare di essere notati da qualcuno. Alla fine sarà la perseveranza, il lavoro e la fede in quello che si sta facendo a ripagare di tanto sforzo.. Il problema è che nessuno vuole realmente cambiare le stato attuale delle cose e tutto rimane in uno stand-by di incertezza.

E’ capitato che il Pensiero sia arrivato vicino ad ucciderti?Sicuramente ad uccidermi no, ma ad attanagliarmi lo stomaco forse sì. Dietro la mia carriera c’è tanto lavoro, in ogni attimo della giornata c’è lavoro, scrittura e studio. Per non parlare degli investimenti che ho dovuto affrontare e che negli anni hanno portato dei risultati, ma questa incertezza artistica globale a volte uccide la dignità degli artisti. Fare musica veramente è una missione precisa: è come essere innamorati della propria famiglia, nessuno  può conoscerne l’intensità tranne te.

Invece ti capita ancora d’incontrare individui che incorporino popoli interi? Certo ma in Italia no. 

Usando termini borsistici, è più bello comporre “in rialzo” o “in ribasso”…? Assolutamente “in ribasso”:  è la composizione più eterna che si possa creare. Molte delle canzoni rimaste nei secoli quando a loro tempo vennero proposte non vennero notate adeguatamente. Il  mercato di oggi invece risponderebbe “al rialzo” senza accorgersi di  quanto sia diventato tutto uguale e scontato. Scrivere in rialzo può significare la ricerca continua della vendita immediata e la fine nel dimenticatoio, la canzone in ribasso non si prefigge questo obiettivo ma durerà nel tempo.

In conclusione, mi racconti di qualche rapporto di scambio culturale coi tuoi colleghi? Mi piace molto il confronto con le persone e soprattutto con i colleghi. La mia voglia di confronto spesso non trova sbocchi, non tutti i miei colleghi  hanno  l’intenzione di essere loro stessi a crescere ma preferiscono parlare per paragoni o citando dei miti. Noto sempre più la mancanza di un  principio e di un progetto personale, la crescita è una continua evoluzione che non si ferma mai.

Intervista a cura di Vincenzo Calò.

INTERVISTA AI ROCKCRASH

Componendo, vi avvicinate o vi allontanate dal vostro modo d'essere? Ovviamente! E’ come chiedere ad una persona se respirando si avvicina o meno al suo modo di essere. Essendo dei musicisti e avendo fatto della musica la nostra ragione di vita, è solo componendo che esprimiamo il nostro vero e unico modo di essere! Quando componiamo lasciamo da parte tutti i fronzoli e ciò che non c’entra, ed entriamo veramente in contatto con quello che è il nostro concetto di esistenza, di ciò che vorremmo trasmettere con la musica, di ciò che vogliamo comunicare, e quindi non c’è spazio per qualcos’altro che non sia l’essere noi stessi e poter così essere il più incisivi possibile.

E quindi, è ancora bello credere in qualcosa? Sicuramente. Che sia credere in se stessi, credere in ciò che si fa o credere in qualcosa che ci motiva, è importante per ogni persona. Permette di non perdere contatto con i propri propositi, di non lasciarsi fuorviare e di continuare malgrado tutto e tutti, mantenendo integri i propri ideali e la propria unicità.

E' meglio ascoltarvi o guardarvi...? Entrambe le cose. La nostra attività musicale si esprime al meglio in sede live dove lo spettatore può sia ascoltarci che guardarci. Questo ci permette di metterci sempre alla prova e di dare il meglio di noi stessi malgrado l’immancabile emozione che ci permea durante tutto lo show.

E' sempre festa (estranea)? Questo mondo vi merita? Non è sempre festa. Ognuno di noi deve far fronte alle problematiche del vivere come chiunque altro. Il coniugare l’attività live con il comporre, il provare, il trovare serate e la nostra vita lavorativa comporta spesso grande impegno e grandi sacrifici. Quindi, non diremmo che è sempre festa ma che, di certo, l’entusiasmo e la passione per la musica ci motiva per far fronte a tutto ciò. In merito al fatto se questo mondo ci merita, è ovvio che sì. Ci sono tantissime persone in gamba che sono nostri amici o che ci seguono e supportano o entrambe le cose. Ci sono poi le persone che ci sono vicine nella vita personale e durante i momenti più difficili così come nei momenti più luminosi. La domanda piuttosto è: Noi meritiamo la fortuna di avere persone tanto speciali vicino a noi? Ogni giorno cerchiamo di operare in modo che la risposta a questa domanda sia: Sì!

Siamo vittime dei nostri errori? Non siamo vittime bensì responsabili dei nostri errori. Essere vittime significa essere in colpa e come concetto significa aver già disperato di poter rimediare. Sentirsi invece responsabili significa poter porre rimedio agli errori che l’imperfetta condizione umana ci predispone immancabilmente a compiere, anche se spesso senza la volontà di nuocere.

E' impossibile cercare o trovare la Giustizia? Non è impossibile. Il messaggio dei RocKrash è estremamente positivo. La nostra musica, anche quando racconta di situazioni infelici o difficili, si chiude sempre in un messaggio di speranza e di ‘colore’. Questa per noi è la giustizia. Non quella dei tribunali o qualche giustizia divina non ben definita. La giustizia è quando una persona, imparando da sé stessa e da chi ha intorno, si mette nella condizione di poter compiere il giusto e portare in questo mondo quel tanto di più di giustizia per tutti.

La libertà di cazzeggiare sta diventando sempre più inesprimibile, condividete? Non siamo d’accordo con questa affermazione. La libertà di cazzeggiare è esprimibile, anzi talvolta è proprio l’opposto. Al giorno d’oggi pochissime persone cercano di guardare la realtà per quello che è, pensando di poter cazzeggiare all’infinito senza responsabilità o doveri. Quindi sì, si può cazzeggiare ma sempre con la testa sulle spalle.

E se il rock si fondasse su ciò? Il rock non si fonda sul cazzeggiare. E’ rock anche farsi il culo, alzarsi la mattina e andare a lavorare anche quando si è stanchi o la sera prima ci si è esibiti e si sono fatte le ore piccole. Il rock è spesso stato usato come genere musicale per gridare fuori dal coro, per denunciare ciò che l’artista osservava non andando nella società, per esprimere anche il proprio istinto a non volersi conformare, a non accettare tutto è per come viene in maniera supina, senza spina dorsale. Quindi, diremmo che la storia ci fa vedere proprio il contrario, che il rock si fonda sulla volontà di imprimere un segno o dare una svolta, non di cazzeggiare e basta.

Nel rock serve o no il dono della sintesi? Nel rock, come in qualsiasi forma d’arte, è il concetto che si vuole esprimere il fulcro di ciò che viene fatto. Quindi non può avere limiti dettati dalla sintesi o dalla prolissità. Ogni band, ogni artista, ogni brano deve avere il suo spazio. Solo a scopi commerciali, che ben poco hanno a che vedere con la musica, sono stati imposti tali limiti. Ma se guardiamo indietro nella storia della musica, parecchi artisti danno ragione a quanto abbiamo appena esposto. Solo chi si vuole vendere e vuole vendere la propria arte a meri scopi commerciali si preoccupa di avere o meno il dono della sintesi, i RocKrash non si sono mai preoccupati di questo aspetto e, benché lontani dal genere progressive dove troviamo brani da 20-30 minuti, i nostri brani vanno dai classici 3 minuti a tempi più lunghi in base al concetto che con la musica e il testo intendiamo esprimere.

Quali effetti speciali migliorano e peggiorano il rock? Se per effetto speciale si intende droghe o sostanze che spesso si sono associate alla musica rock (ma molto in uso anche in ben altri ambienti e non solo musicali), i RocKrash non sono a favore dell’uso di droga e non siamo mai ricorsi a droghe per poterci esprimere. Poi ognuno è libero di fare le sue scelte ma noi la vediamo così. Se, invece, per effetti speciali si intende quelle che possono essere le coreografie di scena di un evento live, ecc… beh, allora quello migliora il rock essendo arte visiva che va in supporto all’arte della musica, creando spesso momenti indimenticabili che restano impressi per anni o per sempre nella mente dello spettatore.

Intervista a  cura di Vincenzo Calò.

JAZZINSIEME SPILIMBERGO


 JAZZINSIEME SPILIMBERGO

Dal 28 agosto al 1°settembre la città del mosaico si tinge di musica con 5 giorni di concerti.  Tra i grandi nomi sul Main Stage, Gegè Telesforo con il nuovo progetto “Big Mama Legacy”.

Dopo il successo clamoroso dell’edizione Pordenonese, Jazzinsieme è pronto a conquistare un altro gioiello del Friuli-Venezia Giulia. Dal 28 agosto al 1°settembre, il Festival musicale organizzato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS arriva nella bellissima Spilimbergo, con 5 giorni di musica dal vivo tra jazz, blues e un pizzico di rock, tutti a ingresso libero.  I concerti, che si divideranno in Main Stage e Club Live, daranno modo agli spettatori di sperimentare l’accoglienza cittadina nei locali del centro, per poi spostarsi in Piazza Garibaldi per gli eventi della sera.  L’entusiasmo dell’amministrazione comunale nel sostenere l’iniziativa passa per le parole del sindaco di Spilimbergo Enrico Sarcinelli: “La musica rappresenta un valore identitario per Spilimbergo che esprime da sempre un ricco movimento di appassionati. Ecco che la proposta di Jazzinsieme rinnova l'offerta ai nostri cittadini e ad un pubblico più ampio che è attento alla qualità delle scelte operate da questa Amministrazione Comunale. La formula dei concerti aperitivo, inoltre, integra il valore dell'ospitalità che contraddistingue la città del mosaico.” Grande soddisfazione da parte degli organizzatori, Giorgio Ivan e Vincenzo Barattin, rispettivamente presidente e direttore artistico dell’Associazione Culturale Blues In Villa APS, promotrice dell’evento, nel raccontare il festival che verrà:  “Il grande sostegno che abbiamo ottenuto dall’amministrazione comunale di Spilimbergo ci ha davvero colpiti” afferma Giorgio Ivan “e testimonia l’importanza degli eventi musicali anche di nicchia come parte dell’attrattiva turistica. Portare Jazzinsieme fuori da Pordenone è per noi un’occasione di crescita, e farlo in un borgo caratteristico come Spilimbergo lo è ancora di più.”A commentare il programma è invece Vincenzo Barattin: “Il cartellone concentrerà 8 concerti di altissima qualità in 5 giorni di Festival. Gli artisti scelti abbracciano il jazz, il blues e il rock, ci sarà da scoprire tanta nuova musica e ascoltare grandi classici reinterpretati. Sul Main Stage avremo grandi nomi locali come Maurizio Pagnutti, ma anche nuovi talenti internazionali come Kevin Davy White, l’eclettismo di Helga Plankensteiner e per finire la star Gegè Telesforo con un nuovissimo progetto che omaggia la scena blues romana. Ci sarà da divertirsi anche con i Club Live, che saranno nei locali del centro e conteranno su nomi di assoluto rilievo”. Piazza Garibaldi sarà la sede del Main Stage di Jazzinsieme Spilimbergo, che ospiterà i 4 concerti principali di questa edizione. Tutti i concerti inizieranno alle 21:15 e sono a ingresso libero.  In caso di maltempo gli eventi si terranno presso il Teatro Miotto. Si inizia mercoledì 28 agosto, con il progetto Jelly Roll Plays Morton: un quintetto capitanato da Helga Plankensteiner, che omaggia con forte estro creativo il genio di Jelly Roll Morton. Un’originale formazione con tre fiati dal registro basso: sax baritono, clarinetto basso e tuba, oltre a pianoforte e batteria, composta da musicisti di indiscutibile talento: Achille Succi, Glauco Benedetti, Michael Lösch e Marco Soldà. Giovedì 29 agosto vedrà invece salire sul palco il New Think Jazz Quartet. Nato dalla collaborazione tra il pianista e compositore Bruno Cesselli e il batterista Maurizio Pagnutti, il NTJQ prende il nome da un movimento musicale degli anni sessanta legato agli aspetti improvvisativi della musica jazz. Il quartetto è completato da Nicola Barbon al contrabbasso e da Mirko Cisilino alla tromba e trombone. Sonorità più forti la sera di venerdì 30 agosto, con Kevin Davy White. Un talentuoso artista che si è lanciato nella corsa verso il successo partendo dalla Francia – il suo Paese natale – verso il Regno Unito, dove la scena rock-blues è più viva e apprezzata. Si è fatto conoscere con grandi doti di cantante e musicista che l’hanno portato nel tempo a fiancheggiare sul palco Lionel Richie e ad esibirsi al Montreux Jazz Festival.  Infine, appuntamento sabato 31 agosto con una vera star della voce jazz: Gegè Telesforo, con il nuovo progetto “Big Mama Legacy”. Un omaggio alle vibrazioni e atmosfere che si sono respirate all’omonimo music club di Trastevere, attivo dagli anni ’80 e chiuso definitivamente nel corso della pandemia. Sul palco con GeGè ci saranno Matteo Cutello alla tromba, Giovanni Cutello al sax alto, Christian Mascetta alla chitarra, Domenico Sanna all’organo e tastiere e Michele Santoleri alla batteria. Dopo il successo clamoroso dell’edizione Pordenonese, Jazzinsieme è pronto a conquistare un altro gioiello del Friuli-Venezia Giulia. Dal 28 agosto al 1°settembre, il Festival musicale organizzato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS arriva nella bellissima Spilimbergo, con 5 giorni di musica dal vivo tra jazz, blues e un pizzico di rock, tutti a ingresso libero.  I concerti, che si divideranno in Main Stage e Club Live, daranno modo agli spettatori di sperimentare l’accoglienza cittadina nei locali del centro, per poi spostarsi in Piazza Garibaldi per gli eventi della sera. Anche a Spilimbergo Jazzinsieme mantiene la propria natura di festival diffuso, con una serie di eventi che espandono il programma generale arricchendolo e coinvolgendo i locali della città nella programmazione. Il 28, 29, 30 agosto e il 1° settembre si terranno altri 4 concerti: il Marco Ponchiroli Trio presso la Trattoria Tre Corone, la Positiva Rockabilly Gang presso il Caffè Griz, il Massimo Chiarella Quartet all’Enoteca La Torre e il Broadway Standards Trio, di nuovo alla Trattoria Tre Corone. Il programma dettagliato dei Club Live è disponibile sul sito jazzinsieme.com

Fabio Capanni "Flowing"

Fabio Capanni "Flowing" (Curious Music) In occasione dell'uscita del nuovo album Outside Live, prevista  per la label american...