mercoledì 28 agosto 2024

INTERVISTA AI ROCKCRASH

Componendo, vi avvicinate o vi allontanate dal vostro modo d'essere? Ovviamente! E’ come chiedere ad una persona se respirando si avvicina o meno al suo modo di essere. Essendo dei musicisti e avendo fatto della musica la nostra ragione di vita, è solo componendo che esprimiamo il nostro vero e unico modo di essere! Quando componiamo lasciamo da parte tutti i fronzoli e ciò che non c’entra, ed entriamo veramente in contatto con quello che è il nostro concetto di esistenza, di ciò che vorremmo trasmettere con la musica, di ciò che vogliamo comunicare, e quindi non c’è spazio per qualcos’altro che non sia l’essere noi stessi e poter così essere il più incisivi possibile.

E quindi, è ancora bello credere in qualcosa? Sicuramente. Che sia credere in se stessi, credere in ciò che si fa o credere in qualcosa che ci motiva, è importante per ogni persona. Permette di non perdere contatto con i propri propositi, di non lasciarsi fuorviare e di continuare malgrado tutto e tutti, mantenendo integri i propri ideali e la propria unicità.

E' meglio ascoltarvi o guardarvi...? Entrambe le cose. La nostra attività musicale si esprime al meglio in sede live dove lo spettatore può sia ascoltarci che guardarci. Questo ci permette di metterci sempre alla prova e di dare il meglio di noi stessi malgrado l’immancabile emozione che ci permea durante tutto lo show.

E' sempre festa (estranea)? Questo mondo vi merita? Non è sempre festa. Ognuno di noi deve far fronte alle problematiche del vivere come chiunque altro. Il coniugare l’attività live con il comporre, il provare, il trovare serate e la nostra vita lavorativa comporta spesso grande impegno e grandi sacrifici. Quindi, non diremmo che è sempre festa ma che, di certo, l’entusiasmo e la passione per la musica ci motiva per far fronte a tutto ciò. In merito al fatto se questo mondo ci merita, è ovvio che sì. Ci sono tantissime persone in gamba che sono nostri amici o che ci seguono e supportano o entrambe le cose. Ci sono poi le persone che ci sono vicine nella vita personale e durante i momenti più difficili così come nei momenti più luminosi. La domanda piuttosto è: Noi meritiamo la fortuna di avere persone tanto speciali vicino a noi? Ogni giorno cerchiamo di operare in modo che la risposta a questa domanda sia: Sì!

Siamo vittime dei nostri errori? Non siamo vittime bensì responsabili dei nostri errori. Essere vittime significa essere in colpa e come concetto significa aver già disperato di poter rimediare. Sentirsi invece responsabili significa poter porre rimedio agli errori che l’imperfetta condizione umana ci predispone immancabilmente a compiere, anche se spesso senza la volontà di nuocere.

E' impossibile cercare o trovare la Giustizia? Non è impossibile. Il messaggio dei RocKrash è estremamente positivo. La nostra musica, anche quando racconta di situazioni infelici o difficili, si chiude sempre in un messaggio di speranza e di ‘colore’. Questa per noi è la giustizia. Non quella dei tribunali o qualche giustizia divina non ben definita. La giustizia è quando una persona, imparando da sé stessa e da chi ha intorno, si mette nella condizione di poter compiere il giusto e portare in questo mondo quel tanto di più di giustizia per tutti.

La libertà di cazzeggiare sta diventando sempre più inesprimibile, condividete? Non siamo d’accordo con questa affermazione. La libertà di cazzeggiare è esprimibile, anzi talvolta è proprio l’opposto. Al giorno d’oggi pochissime persone cercano di guardare la realtà per quello che è, pensando di poter cazzeggiare all’infinito senza responsabilità o doveri. Quindi sì, si può cazzeggiare ma sempre con la testa sulle spalle.

E se il rock si fondasse su ciò? Il rock non si fonda sul cazzeggiare. E’ rock anche farsi il culo, alzarsi la mattina e andare a lavorare anche quando si è stanchi o la sera prima ci si è esibiti e si sono fatte le ore piccole. Il rock è spesso stato usato come genere musicale per gridare fuori dal coro, per denunciare ciò che l’artista osservava non andando nella società, per esprimere anche il proprio istinto a non volersi conformare, a non accettare tutto è per come viene in maniera supina, senza spina dorsale. Quindi, diremmo che la storia ci fa vedere proprio il contrario, che il rock si fonda sulla volontà di imprimere un segno o dare una svolta, non di cazzeggiare e basta.

Nel rock serve o no il dono della sintesi? Nel rock, come in qualsiasi forma d’arte, è il concetto che si vuole esprimere il fulcro di ciò che viene fatto. Quindi non può avere limiti dettati dalla sintesi o dalla prolissità. Ogni band, ogni artista, ogni brano deve avere il suo spazio. Solo a scopi commerciali, che ben poco hanno a che vedere con la musica, sono stati imposti tali limiti. Ma se guardiamo indietro nella storia della musica, parecchi artisti danno ragione a quanto abbiamo appena esposto. Solo chi si vuole vendere e vuole vendere la propria arte a meri scopi commerciali si preoccupa di avere o meno il dono della sintesi, i RocKrash non si sono mai preoccupati di questo aspetto e, benché lontani dal genere progressive dove troviamo brani da 20-30 minuti, i nostri brani vanno dai classici 3 minuti a tempi più lunghi in base al concetto che con la musica e il testo intendiamo esprimere.

Quali effetti speciali migliorano e peggiorano il rock? Se per effetto speciale si intende droghe o sostanze che spesso si sono associate alla musica rock (ma molto in uso anche in ben altri ambienti e non solo musicali), i RocKrash non sono a favore dell’uso di droga e non siamo mai ricorsi a droghe per poterci esprimere. Poi ognuno è libero di fare le sue scelte ma noi la vediamo così. Se, invece, per effetti speciali si intende quelle che possono essere le coreografie di scena di un evento live, ecc… beh, allora quello migliora il rock essendo arte visiva che va in supporto all’arte della musica, creando spesso momenti indimenticabili che restano impressi per anni o per sempre nella mente dello spettatore.

Intervista a  cura di Vincenzo Calò.

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