giovedì 5 settembre 2024

Fabio Capanni "Flowing"

Fabio Capanni "Flowing" (Curious Music)

In occasione dell'uscita del nuovo album Outside Live, prevista  per la label americana Curious Music, il compositore, musicista e architetto fiorentino Fabio Capanni presenta il nuovo estratto "Flowing" accompagnato dal teaser ufficiale creato dalle foto di Antonio Viscido, responsabile di tutto il progetto grafico. Riguardo a "Flowing", Fabio Capanni dichiara: "Flowing è un brano semplice nella composizione ma sofisticato nell’arrangiamento, nel quale silenzio e suono si alternano in un delicato equilibrio che sostiene i misurati fraseggi del flicorno di Luc Van Lieshout. La versione live credo rappresenti bene l’essenza di Outside Live, un album che declina con immediatezza il carattere intimo e raffinato degli album in studio e dove l’opera di un singolo, grazie alla sensibilità di musicisti straordinari, si trasforma come per magia in un'opera collettiva" Outside Live è la fotografia del concerto al Teatro Puccini di Firenze, il 24 novembre 2023, per la presentazione ufficiale dell'album Outiside di Fabio Capanni. Superati i dubbi iniziali legati alla possibilità di eseguire dal vivo una musica nata e sviluppata in piena solitudine nel suo studio di registrazione, dove la grande cura del dettaglio e la raffinatezza dei suoni sono stati decisivi per creare le complesse trame sonore di Outside e di Home, Fabio Capanni decide di affrontare la sfida di eseguire dal vivo alcuni brani dei suoi primi due album da solista. Sul palco oltre a Martina Sbaragli, giovane e talentuosa pianista fiorentina, Fabio Capanni si è voluto circondare di amici di vecchia data con i quali aveva già stabilito in passato uno speciale feeling musicale: Massimo Fantoni, complice di molte sperimentazioni “chitarristiche”, che nell’occasione non ha solo trovato la giusta sensibilità per rileggere e interpretare in modo originale le parti di chitarra elaborate in studio da Capanni, ma è stato anche prezioso aiuto per definire gli arrangiamenti dell’intero live; Nicola Alesini, che con il suo sax soprano, esegue dal vivo "Don’t Close" dall'album Home e impreziosisce il brano "Outside", oltre a interpretare "The Shade" di Eno, Moebius, Roedelius, un sentito omaggio a Hans-Joachim Roedelius che Capanni e Alesini hanno suonato spesso dal vivo insieme allo stesso musicista tedesco grazie al quale si sono conosciuti e con il quale hanno suonato su prestigiosi palchi in tutta Europa; Luc van Lieshout, frequentato all’epoca delle varie collaborazioni fra i Nazca, l’ensemble di musicisti fondato da Capanni alla fine degli anni ’80 in seno alla label Materiali Sonori, e i Tuxedomoon, suona il flicorno in Flowing, interpreta per la prima volta altri brani di Outside, con il flicorno ("Inside" e "Outside") e con la tromba ("The Sky Above"), e inoltre rigenera "Four Hands", un brano inedito che i due avevano suonato solo una volta dal vivo nel 1989, offrendo un momento di particolare magia del concerto, con Capanni e Sbaragli seduti insieme al pianoforte per una esecuzione a quattro mani. Nasce così il progetto Outside Live, volto a tratteggiare i paesaggi dell’anima evocati nei due album con l’immediatezza che solo la musica dal vivo può creare e nel quale il compositore e musicista fiorentino mette in scena tutta la luminosità di quella che è stata definita “musica da camera elettronica“. Da una musica suonata interamente in studio da Fabio Capanni con chitarra elettrica e pianoforte, Outside Live segna perciò il passaggio ad una musica diversamente variegata in timbriche e colori, dove il contributo di straordinari interpreti genera un inedito universo di suoni fortemente suggestivo.

Antonio Javier Di Lena


Bryan Ferry “Star”


Bryan Ferry presenta  “Star” il duetto con l'artista Amelia Barratt e il suo primo inedito da oltre un decennio

"Retrospective: Selected Recordings 1973-2023" è l'album che abbraccia la sua carriera in uscita per BMG il 25 ottobre 2024  Bryan Ferry presenta “Star”, il suo primo inedito da oltre dieci anni, un nuovo brano che farà parte di Retrospective: Selected Recordings 1973-2023. La raccolta di 81 brani è la celebrazione dell'incredibile carriera solista di Bryan Ferry che, abbracciando un periodo di oltre 50 anni di musica e 16 album, ci conduce al presente con un'istantanea del suo ultimo lavoro. "Star" è nata da uno provino di Trent Reznor e Atticus Ross dei Nine Inch Nails, sviluppato poi da Bryan Ferry e Amelia Barratt in un'ansiosa e oscura post-techno martellante. La canzone vede Ferry continuare a esplorare nuovi territori creativi, mentre il duetto tra Barratt e Ferry sfuma i confini tra arte, musica e poesia.  "Star" è accompagnato da un video musicale girato da Bryan Ferry e James Garzke, con Amelia Barratt. Parlando di “Star” Bryan Ferry dichiara: “Star è una collaborazione con la pittrice e scrittrice Amelia Barratt. Un paio di anni fa l'ho aiutata a registrare un audiolibro qui nel mio studio. Sono rimasto molto colpito dalla sua scrittura e questa è la prima canzone che abbiamo realizzato insieme. Sono molto entusiasta di questo nuovo lavoro: ne arriveranno molti altri”. Gli 81 brani che compongono Retrospective: Selected Recordings 1973-2023 illustrano un'avventura musicale senza precedenti. La storia impareggiabile di songwriting che si è sviluppata per più di 50 anni, viene ora celebrata in questa caleidoscopica raccolta della musica di Bryan Ferry. Questo lavoro celebra l'artista che si è ritagliato un posto da maestro come moderno interprete della canzone, attraverso una serie vertiginosa di cover che spaziano da Bob Dylan a Amy Winehouse, da Rodgers and Hart ai Velvet Underground passando per Tim Buckley, Shakespeare, Sam and Dave, arrivando all'interpretazione dei canti da lavoro dei marinai. Poi c'è il cantautore che, in singoli come “Slave To Love” del 1985, ha scritto alcuni dei brani più importanti di quegli anni, che ancora oggi suonano unici e senza tempo. C'è il futurista che evoca vortici di elettronica; o l'appassionato revivalista che presenta canzoni e stili degli anni '20 e '30 come se fossero il suono caldo del domani. C'è la figura che si muove sulla pulsante pista da ballo del nightclub, sotto le sue luci fantastiche; e il ragazzo che vuole solo starsene da solo, defilandosi in vicoli cupi e agrodolci dove tutto diventa neon e noir. In occasione del lancio di questa celebrazione della carriera, Bryan Ferry ha pubblicato “She Belongs To Me”, una potente rivisitazione del classico di Bob Dylan del 1965, che oggi chiude il cerchio della sua storia musicale.  Cinque decenni fa, il fenomeno Roxy Music è esploso in un lampo di pop, arte, moda e glamour, affermando il leader della band Bryan Ferry come uno dei cantautori più vitali ed emozionanti che la musica britannica abbia mai visto. Durante questo periodo ultra-prolifico, nel 1973, Ferry lancia la sua carriera solista parallelamente ai Roxy Music. Il suo primo disco, con un'audace rielaborazione dell'apocalittico inno di Bob Dylan del 1962 “A Hard Rain's A-Gonna Fall”, segnò l'alba dello status di Ferry come uno dei grandi interpreti moderni della canzone, oltre alla sua impareggiabile scrittura e composizione. Nel 2024 Bryan Ferry ritorna al canzoniere di Dylan. "She Belongs To Me” è resa in uno stile splendidamente ruvido che bilancia sfumature di Velvet Underground con lo splendido assolo fischiato da Ferry, il più degno di nota dai tempi dell'interpretazione di "Jealous Guy" di John Lennon da parte dei Roxy Music nel 1981.  Retrospective: Selected Recordings 1973-2023 raccoglie, per la prima volta, i classici di Bryan Ferry registrati con Island Records, Polydor, Virgin, E.G. Records e BMG, e contiene due registrazioni inedite. L'album sarà pubblicato in diversi formati, tra cui un cofanetto deluxe da 5CD con 81 canzoni, accompagnato da un libro cartonato di 100 pagine contenente ampie note di copertina, fotografie  e immagini rare e inedite. Oltre al cofanetto deluxe, in uscita il doppio LP gatefold The Best Of Bryan Ferry, contenente 20 canzoni stampate sia in vinile nero, con varianti che includono una stampa in vinile verde/blu e una in vinile trasparente. Anche la versione su CD conterrà le stesse 20 canzoni e un libretto con note di copertina e fotografie. Verrà pubblicata anche un'edizione digitale dell'album con 81 tracce. Il cofanetto deluxe da 5CD dedica ogni disco a un diverso aspetto della carriera di Bryan Ferry. Disc One: The Best Of Bryan Ferry presenta 20 brani essenziali. Singoli che hanno fatto il giro del mondo come “Slave To Love”, “The ‘In’ Crowd” e “Let's Stick Together” - canzoni che si sono intrecciate nel tessuto della musica britannica e che rimangono sempre popolari. Disc Two: Compositions esamina il periodo 1977-2014 e l'evoluzione dell'arte di Ferry. La narrazione in divenire di “Can't Let Go” e l'atmosfera profonda di “The Only Face”, come molte delle canzoni di Ferry, condividono entrambe la sensazione di essere fuori dal mondo, vagando senza sosta per le strade principali e le vie secondarie. Altrove, l'incedere di “Limbo” e “Loop De Li” mettono in luce elementi del lavoro di Ferry che rimangono invariati: tenere sempre un occhio sul dancefloor. Il suo grande tema costante, tuttavia, è l'amore e i suoi costi, visti da diverse angolazioni. Tre delle sue migliori registrazioni sull'argomento sono presenti in questo disco: “When She Walks In The Room”, “I Thought” e “Reason Or Rhyme”, tutte ugualmente affascinanti e profondamente risonanti. Disc Three: Interpretations celebra il lato rimodellante dell'arte di Ferry. Le sue versioni di “What Goes On” dei Velvet Underground, “Hold On, I'm Coming” di Sam e Dave e “That's How Strong My Love Is” di Otis Redding vedono Ferry esplorare il passato con lo suo sguardo moderno, vagando tra i generi e inviando in modo preveggente un segnale che la generazione post-punk riceverà anni dopo: la musica rimane tutta da scoprire.  Disc Four: The Bryan Ferry Orchestra esplora il progetto concettuale iniziato da Ferry con l'album The Jazz Age del 2012, reimmaginando la musica del suo repertorio come se fosse stata registrata nove decenni prima da uno dei primi grandi combo jazz. In The Jazz Age Ferry non canta, ma riappare sotto una nuova luce. Senza la sua voce e i suoi testi, l'attenzione dell'ascoltatore si concentra sul suo talento di compositore. Ferry ha perfezionato questo concetto in altre due raccolte, Bitter-Sweet del 2018 e The Great Gatsby del 2013: The Jazz Recordings - con rielaborazioni di “Love Is The Drug” dei Roxy Music e del classico moderno di Amy Winehouse “Back To Black” per la colonna sonora del film di Baz Luhrmann del 2013, Il Grande Gatsby. Disc Five: Rare and Unreleased raccoglie B-sides, bonus, curiosità e outtake. Uno scintillante remake di “Mother Of Pearl” dei Roxy Music, registrato all'inizio degli anni '90 durante le session di Horoscope / Mamouna, vede la partecipazione del grande Ronnie Spector. "Don't Be Cruel” è impreziosita dai compagni di band rockabilly originali di Elvis, Scotty Moore e DJ Fontana, registrati per l'album tributo alla Sun Records del 2001, Good Rockin' Tonight. Altrove Ferry riprende in modo celebrativo “Whatever Gets You Thru The Night”, lo sgangherato inno laico di John Lennon del 1974, registrato nel 1995 per un tributo a Lennon progettato da Yoko Ono e mai pubblicato. Ferry lo ha poi rielaborato nel 2010 come aggiunta bonus per l'album Olympia. Retrospective: Selected Recordings 1973-2023 celebra il venerato talento cantautorale di Bryan Ferry. La tracklist esplora la versatilità sonora e la fluidità di genere della sua carriera solista: dal rock 'n' roll ai groove R&B basati sulla dance, alle ballate al piano, all'elettronica, alla musica ambient, al jazz, al country, al folk, al blues, all'avanguardia e alla new wave. Al centro di tutto c'è l'inconfondibile musicalità e lo stile di Bryan Ferry.

Antonio Javier Di Lena

martedì 3 settembre 2024

KIMONO “PARAFULMINI”

 

 KIMONO “PARAFULMINI” (Dischi dei Sognatori /  ADA Music Italy) 

“PARAFULMINI”, suonato e prodotto dalla stessa artista e da Maestro in collaborazione con Marco Rettani, vede protagonista assoluta la voce eterea di KIMONO quarto estratto del nuovo percorso della cantautrice marchigiana dopo i precedenti singoli “Tempesta”, “In Ostaggio” e “Piena di Se”. “PARAFULMINI” come racconta Kimono: “è una potente metafora della vita, rappresentata come un'onda con i suoi alti e bassi. Il brano esplora la tensione tra il desiderio di vivere appieno e la pressione sociale verso un'illusoria perfezione. Questa dualità si manifesta nel contrasto tra il mood dark del pezzo e una sottile presenza di speranza e determinazione a stare bene con sé stessi e con il mondo”. Le parole del testo trasmettono un senso di lotta e di ricerca costante, ma anche di accettazione e coraggio. Il protagonista sfida la sorte, affronta il dolore e resiste, sapendo che, nonostante tutto, c'è una presenza salvifica che lo aiuta a mantenere l'equilibrio. Kimono (nome d’arte di Sofia Tornambene) nasce a Civitanova Marche nel 2002 e fin dai 3 anni si dedica allo studio del canto (pop e jazz) da privatista, partecipando a vari stage, masterclass e concorsi canori. Successivamente inizia a prendere anche lezioni di pianoforte e di chitarra ed a scrivere i suoi primi brani, diventando una cantautrice. Oltre alla musica, Sofia si appassiona fin da piccola al karate, ed è da qui che nasce il nome d’arte Kimono. A febbraio 2019 partecipa a Sanremo Young, classificandosi al terzo posto. Sempre nel 2019 con il brano “A domani per sempre”, scritto a 14 anni, vince la tredicesima edizione di X Factor. Dopo la vittoria firma un contratto con Sony Music e si trasferisce a Milano. Nel 2020 esce il suo secondo singolo “Ruota Panoramica” e pubblica un progetto acustico di tre brani registrati presso gli RCA Studio Sessions (“Tra l’asfalto e le nuvole”, “Finali imprevisti”, “Fiori viola”). Inizia una collaborazione con Maestro e a fine 2020 esce il singolo “Solo” seguito dal primo EP “Dance Mania: Stereo Love” contenente i brani: “Aria”, “Bene Così”, “Eco”, “L’impossibile”, “My love”, “Weekend”, “Nell’Universo”). Nel 2023 escono i singoli “Tempesta”. "In ostaggio" brano con cui Kimono è la vincitrice del New York Canta, il festival della Musica Italiana a Ny e, a seguire, “Piena di Se”.

Antonio Javier Di Lena

WODA WODA “DAISY”

 

WODA WODA “DAISY”(Sorry Mom)

"Daisy" è il nuovo singolo dei Woda Woda, un brano profondamente immerso in temi onirici e misteriosi. Il titolo stesso, "Daisy," evoca un sogno, un'immagine di un universo alternativo e parallelo.  Questo sogno è carico di sensualità, rappresentando una ricerca di piacere che sembra essere il frutto di un gioco del subconscio. Daisy incarna, nella sua trasparenza velata, le forme e le sembianze dei desideri dell'uomo, sempre alla ricerca della donna perfetta che possa rispecchiare le sue aspettative e i suoi desideri. Nel brano, Daisy viene descritta come una figura eterea che, come il sole, scioglie la sua timidezza e illumina i sogni notturni dell'uomo. Ella è solo sua, un essere di fantasia che rappresenta un ideale inafferrabile. L'uomo, senza una meta precisa, si trova immerso in lei, perdendosi in questo universo di desideri e illusioni. I sogni e le aspirazioni possono creare immagini e figure che rispondono ai bisogni profondi dell'animo e così "Daisy" si distingue per la sua capacità di evocare un mondo di fantasia e introspezione, spingendo l'ascoltatore a esplorare i propri desideri più intimi. I Woda Woda nascono nella primavera del 2015, ma solo nel 2018 decidono di intraprendere la scrittura di brani inediti e nello stesso anno, infatti, viene pubblicato il brano DIPENDENZA edito dall’etichetta inglese TILT Music Production. Nel 2020, sempre edito dalla TILT Music Production, fa seguito il brano MEDUSA, canzone che preannuncia un nuovo tipo di sound in trasformazione. Nello stesso anno, pesante per tutto il mondo e soprattutto per il mondo musicale, la band dà vita a nuovo materiale e il 20 novembre viene pubblicato il singolo “PORTANDO LA PELLE A CASA”, brano che vuole sensibilizzare sui comportamenti sbagliati che l'Uomo ha rispetto al nostro mondo. Queste nuove ispirazioni nascono grazie all'arrivo nella band di Max (Massimo Montecucco), alla chitarra Alex (Alessio Lanza) ed alla batteria e produzione Andy (Andrea Mazza). La nuova LINE-UP si completa da lì a poco con l’arrivo al basso Ansel (Alessandro D'Angelo) e da Enry (Enrico Masini) alla chitarra solista. Il 2021 porta la band alla composizione di DIVANO GIALLO, omaggio a Lucrezia Paone, una giovane fan dei Woda  scomparsa purtroppo a soli 15 anni. Il 2022 è l'anno del ritorno al vecchio rock con " WE ARE BIKER GUYS", un brano dai toni accesi e incalzanti che narra le avventure dei motociclisti lungo le strade del mondo e che raccoglie 320.000 stream su Spotify, con picco di ascolti soprattutto negli States. L’8 marzo 2023 vede la luce un Mini Ep di tre pezzi dal titolo “RUVIDO Woda”, a significare proprio la qualità del suono, ruvido senza pre e post produzione, un live in studio senza tanti fiocchi e fiocchetti. La band autoproduce e lancia il 27.7.2023 un nuovo singolo dal titolo “P.U.B. Prendimi Usami e Buttami” raggiungendo su Spotify i 285.000 streaming di cui almeno 1/3 derivanti dal mercato Americano e ispirato da un fumetto realizzato dal Collettivo Ronin. Nel 2024 i Woda Woda firmano con “Sorry Mom!”, con la quale escono i singoli "Sesso & Vino", "Daisy" e con la quale daranno alla luce il loro primo LP.
Antonio Javier Di Lena


Camilla Pandozzi - ¡FUMO!


 Camilla Pandozzi - ¡FUMO!(NEXTSTOP MUSIC PUBLISHING/Ada Music Italy)

È approdata al dark pop con il suo nuovo singolo “¡FUMO!” (NEXTSTOP MUSIC PUBLISHING/Ada Music Italy) la giovane cantautrice Camilla Pandozzi. ¡FUMO! di Camilla fonde magistralmente i generi dark pop, reggaeton e pop estivo, offrendo un viaggio sonoro innovativo nel panorama musicale italiano. Le atmosfere cupe del dark pop si intrecciano con i beat travolgenti del reggaeton e le melodie accattivanti del pop, creando una combinazione unica e irresistibile. In questo brano, prodotto insieme a Cosmo Masiello (Kmas), Camilla afferma con forza la sua identità artistica, abbracciando il dark pop come il genere che sente più vicino a sé e fondendolo con il reggaeton in un sound unico e innovativo. La capacità di Camilla di unire generi diversi, accompagnata da testo mai scontati e video musicali realizzati con l’intelligenza artificiale, la pone nuovamente oltre ogni stereotipo e in una nuova sfida artistica innovativa. Durante l'estate, a partire da luglio, Camilla ha girato l'Italia da nord a sud, esibendosi al fianco di artisti del calibro di Serena Brancale, Lil Jolie, Ermal Meta, Malika Ayane, Irene Grandi, Holden, Santi Francesi, Rappresentanti di Lista, Clara e molti altri. Oggi, supportata dal suo producer di fiducia Cosmo Masiello, Camilla si prepara ad affrontare nuove e stimolanti sfide, che hanno come obiettivo quello di portare il dark pop a nuovi traguardi nazionali. Camilla è una cantautrice la cui musica è un mosaico di emozioni e generi, riflesso della sua personalità eccentrica, contemplativa e visionaria. Con le sue canzoni, Camilla si apre senza filtri, navigando tra le acque del dark pop e abbracciando melodie malinconiche che rispecchiano la sua anima sognante. La sua espressione artistica, fluida e versatile, rappresenta perfettamente la generazione contemporanea, capace di fluttuare tra ballad toccanti e ritmi oscuri, rimanendo sempre fedele alla sua essenza distintiva. Ha collaborato con Beppe Carletti, leader del noto gruppo Nomadi, con il quale ha pubblicato nuovi brani che hanno arricchito ulteriormente il suo repertorio. Nonostante la sua giovane età, ha già ottenuto riconoscimenti nell’ambito musicale e continua a costruire ponti internazionali, collaborando con autori e cantanti internazionali come El chamo Gabriel e Alessandro Gigli.

Antonio Javier Di Lena


 

VERONICA HOWLE “IRA”

 


VERONICA HOWLE “IRA” (Sorry Mom)

Il nuovo singolo del progetto Veronica Howle, intitolato "Ira", è una toccante riflessione sulla guerra e le sue devastanti conseguenze personali e sociali.  Il brano è ispirato alla preoccupazione della cantante per un'amica d'infanzia, Irina, che vive in Ucraina, un Paese attualmente colpito dalla guerra. Questo legame profondo e la realtà drammatica in cui si trova Irina, sono il fulcro della canzone in cui i temi di sofferenza, speranza e resilienza sono profondamente affrontati. "Ira" parla delle sfide e dei dolori vissuti da chi si trova in un Paese in guerra. Il racconto si sviluppa attraverso immagini vivide e toccanti che rappresentano il dolore nascosto di chi deve affrontare situazioni terribili, come genitori che soffrono per i propri figli, persone che cercano disperatamente di fuggire con ogni mezzo possibile e chi vive nel terrore costante di esplosioni e bombardamenti, come suggerito dal verso "E anche se tutto sta per crollare?". La canzone inoltre descrive anche la frustrazione e la rabbia di chi non vede arrivare gli aiuti promessi, o peggio ancora, vede questi aiuti essere sabotati, sottolineando l'ingiustizia e la disperazione di chi vive in tali condizioni. Veronica Howle parla nella canzone con la sua amica Irina, esprimendo il desiderio che lei e la sua famiglia possano trovare rifugio in Italia, un luogo che per loro rappresenta la pace e la sicurezza. Il testo contrappone l'immagine romantica di un cielo stellato osservato dall'Italia con quella di un cielo carico di bombe che Irina vede dalla sua finestra, mettendo in luce la cruda realtà della guerra e il desiderio di un ritorno alla normalità. Il titolo ha così un duplice significato: da una parte, rappresenta la rabbia e la frustrazione per le ingiustizie e le sofferenze causate dalla guerra, dall'altra è un omaggio a Irina, che si fa chiamare "Ira".  Questo gioco di parole dà al titolo una profondità ulteriore, collegando direttamente la canzone alla persona che l'ha ispirata e rendendo il messaggio ancora più personale e toccante "Ira" non solo racconta una storia personale, ma invita anche chi ascolta a riflettere sulle conseguenze della guerra e a considerare le esperienze di chi vive in prima persona tali situazioni, dando un messaggio potente e universale sull'importanza della pace e della solidarietà Veronica Howle è un progetto artistico di stampo alternative pop rock, della provincia di Lecco con all'attivo un EP ("1.0" del 2017) e diversi singoli, in lingua italiana e inglese. Tra le numerose presenze dal vivo, importante la partecipazione sul palco del Lecco Pride, per le edizioni 2022 e 2023, in una gremita piazza Garibaldi. Il progetto ha inoltre partecipato due volte a "Cover Me", contest a cura del gruppo Noi&Springsteen, arrivando in entrambi i casi in finale; Il riarrangiamento di "Radio Nowhere" è stato selezionato ed inserito nella raccolta in vinile delle migliori cover di tutte le edizioni, arrivando secondo al prestigioso Premio Tenco 2023, per la categoria “Miglior album collettivo a progetto“. Nel 2023 vengono completate le registrazioni del secondo EP, con brani interamente in italiano; la produzione artistica è stata affidata al noto produttore Pietro Foresti. Le storie raccontate descrivono un quadro malinconico e di rinascita da vecchie ferite, il tutto caratterizzato da una grande emotività. L'atmosfera è quella di una luce immersa nel buio, che solo con esso può risplendere in tutta la sua magia. Questa è la spina dorsale del progetto, che mira a toccare profonde emozioni. Nel 2024 Veronica Howle firma con Sorry Mom!, con la quale esce il singolo "Ira".

Antonio Javier Di Lena

PORCUPINE TREE "Fear of a Blank Planet"(Transmission)

PORCUPINE TREE "Fear of  a Blank Planet"(Transmission)

L'etichetta londinese Transmission annuncia una nuova edizione dell'album Fear Of A Blank Planet dei Porcupine Tree, nominato ai Grammy nel 2007. Con un libro cartonato di 112 pagine, cinque CD e un disco Blu-ray, la nuova edizione include le rimasterizzazioni di Fear Of A Blank Planet e del mini album Nil Recurring, circa 55 minuti di demo inediti, una prima performance dal vivo di una versione dell'album ancora in fase di lavorazione, nonché registrazioni di session instore e della BBC, la raccolta più completa dell'album e delle registrazioni relative fino ad oggi. Il set è composto da: Libro cartonato di 112 pagine: Il fulcro di questa raccolta è un libro di 112 pagine, con approfondimenti sul processo di creazione dell'album da parte di Stephen Humphries con interviste, insieme a rare immagini dei fotografi Lasse Hoile e Carl Glover. Disco 1 (CD): 2024 remaster di Fear Of A Blank Planet. Disco 2 (CD): 2024 remaster di Nil Recurring EP. Disco 3 (CD): Circa 55 minuti di demo inediti della band e di Steven Wilson, che offrono una rara visione del processo creativo dell'album, compresi 2 brani non inclusi nella versione finale. Disco 4 (CD): Registrazione dal vivo di una versione work-in-progress dell'album realizzata al The Garage di Saarbrucken (Germania) il 23 settembre 2006, mentre la band stava ancora perfezionando e sviluppando il disco.  È stata mixata per la prima volta dai nastri multitraccia per questa edizione. Disco 5 (CD): Una session radiofonica della BBC di 5 brani (Maida Vale Studios, 13 aprile 2007) più un'esibizione acustica/unplugged di 8 brani in un negozio di Park Avenue, Orlando/USA (4 ottobre 2007). Disco 6 (Blu-ray): Include i mix stereo e surround 5.1 rimasterizzati di Fear Of A Blank Planet e Nil Recurring, oltre a un nuovo documentario 2024 - “The Making of Fear Of A Blank Planet”. Contiene anche 3 video musicali, 3 canzoni eseguite dal vivo al Palladium di Colonia (4 dicembre 2007) e 2 filmati dal vivo (“Sleep Together” e “Anesthetize”).
 Pubblicato originariamente nel 2007, Fear Of A Blank Planet è il nono album in studio dei Porcupine Tree e sia la band che i fan lo considerano una vetta nel loro catalogo. È stato il loro album più venduto all'epoca, il primo della band a entrare nella Billboard Top 100 negli Stati Uniti e a raggiungere una posizione significativa nelle classifiche europee, guadagnandosi anche una nomination ai Grammy. L'album include le collaborazioni con Robert Fripp (King Crimson) e con il chitarrista dei Rush, Alex Lifeson, ed è stato inserito dalla rivista Rolling Stone tra i Greatest Prog Albums Of All Time, oltre a essere nominato Album dell'anno da Classic Rock nel 2007. Concept album ispirato al romanzo di Bret Easton Ellis, Lunar Park, i testi di Fear Of A Blank Planet affrontano il tema di come il protagonista adolescente combatta la sua noia terminale e i suoi disturbi da deficit di attenzione con farmaci, TV, giochi al computer, violenza insensata, sesso vuoto e autolesionismo. Dopo l'uscita di Fear Of A Blank Planet nel 2007, i Porcupine Tree hanno consolidato la loro reputazione di band tra le più celebri del rock con l'uscita di The Incident nel 2009, che ha raccolto il plauso della critica e ha fatto guadagnare alla band un'altra nomination ai Grammy. Dopo una pausa significativa, mentre i membri si dedicavano ad altri progetti, l'attesissimo ritorno del 2022 con Closure/Continuation ha dimostrato l'incrollabile impegno della band a spingersi oltre i confini del proprio sound.
Antonio Javier Di Lena

JAMES TAYLOR "The Warner Bros.Album"

 

JAMES TAYLOR "The Warner Bros.Album" (Rhino)

The Complete Warner Bros. Albums: 1970–1976  includono nuove versioni rimasterizzate dei leggendari album in studio che Taylor ha registrato tra il 1970 e il 1976 Versioni nuovamente rimasterizzare di “Fire And Rain” sono disponibili ora in digitale Disponibile in 6CD, 6LP e versioni digitali su etichetta Rhino. LOS ANGELES- tra il 1970 e il 1976, James Taylor ha pubblicato sei album con Warner Bros. Records che divennero le fondamenta della sua carriera impareggiabile, che gli permise di guadagnare cinque Grammy® Awards, l’ammissione sia alla Songwriters che la Rock and Roll Halls of Fame, e più di 100 milioni di album venduti in tutto il mondo. Rhino rende omaggio a Taylor con una nuova collezione che introduce le nuove rimasterizzazioni di tutti gli album Warner Bros. THE COMPLETE WARNER BROS. ALBUMS: 1970-1976.  Questa raccolta riporta molti album in stampa per la prima volta dopo molti anni. La versione nuovamente rimasterizzata di “Fire And Rain” è disponibile ora su tutte le piattaforme download e streaming. Rhino.com offrirà anche un bundle che unisce le versioni CD ed LP del cofanetto con una litografia 12” x 12” di una foto classica di Taylor del 1970. In aggiunta, i primi 350 pre-order della versione LP su Rhino.com avranno una versione autografata della litografia. Ogni album nel cofanetto è stato rimasterizzato, un processo seguito da Peter Asher, che ha portato Taylor nell’ etichetta dei Beatles, Apple Records, nel 1968, e fu il suo manager per 25 anni producendo inoltre molti di questi album. Nelle note di copertina della raccolta Asher scrive: “rivisitare molti di questi album decenni più tardi è stato rivelatore, nostalgico ed eccitante. Li ho ascoltati molte volte a pezzi  durante gli anni, ovviamente, ma ascoltare con concentrazione e nel dettaglio ogni nastro originale senza interruzioni è stato un lusso emozionante.” La raccolta offre inoltre delle registrazioni spettacolari come la ninna nanna acustica “You Can Close Your Eyes” da Mud Slide Slim and the Blue Horizon; il ciclo di dieci minuti di canzone che chiude One Dog Man; “Rock ’n’ Roll Music Is Now” da Walking Man, che contiene le backing vocals di Paul and Linda McCartney; e “Don’t Be Sad ’Cause Your Sun Is Down” da In The Pocket, una canzone che Taylor scrisse e registrò con Stevie Wonder.
Antonio Javier Di Lena


FRANK

 


Quando mi apprestai a guardare Frank, film del 2014 diretto da Lenny Abrahamson, non sapevo cosa aspettarmi. La locandina era abbastanza eloquente, con il testone di cartapesta inespressivo del protagonista ad occupare la scena, un misto di comicità naїve ed esistenzialismo (credevo) gratuito. L’idea del testone prende ispirazione dal personaggio ideato nel 1984 dal comico e musicista inglese Christopher Sievey: il suo alter ego era costituito, appunto, da una gigante testa di cartapesta , Frank Sidebottom. Nella seconda metà degli anni 80 diventò un idolo in Gran Bretagna. Il suo sogno di diventare un cantante pop strideva con la sua voce e la sua autostima, più che eccessiva sembrava ingenua. La vicenda del film è narrata da Jon Ronson (Domhnall Gleeson) , tastierista per caso del gruppo di Frank,  impronunciabile: i Soronprfbs . Ne entra a far parte durante un live finito male, col tentativo di suicidio del primo tastierista, che già all’inizio rivela il trend della band, formata da elementi psicolabili ma incredibilmente creativi. L’enigmatico ma carismatico leader, Frank, è interpretato da Michael Fassbender. Durante il film scopriremo le varie identità e il passato dei suoi componenti: uno dei personaggi di spicco è Clara (interpretata da Maggie Gillenhaal), nemesi del nuovo tastierista fin dall’inizio, sacerdotessa del disagio innamorata del testone, con un passato da clinica psichiatrica, come del resto gli altri componenti. Ma se all’inizio ho quasi storto il naso su alcune scelte anche prettamente grafiche (come la comparsa dei commenti su youtube del protagonista man mano che si addentra nell’avventura introspettiva della band), in seguito ho percepito le motivazioni dietro queste scelte, e il senso della storia ‘visual’ accanto a quella interiore. Il contrasto di unità di misura tra un mondo social ma virtuale, e quello asociale e romantico della band, la vera identità di Frank dietro il suo testone enorme che si impone sulla scena con le sue insicurezze e goffaggini, le dinamiche all’interno del gruppo che cerca l’ispirazione per un nuovo album nella sterminata campagna, praticamente rapendo il nuovo tastierista, voce narrante e unico punto di vista quasi oggettivo tra l’arte disinibita e intimista e il mondo spietato e superficiale della realtà . Prima di essere ingaggiato era infatti un impiegato, ed è l’unico, appunto, ad aggiornare il profilo youtube del gruppo e a collezionare ‘mi piace’ dal mondo esterno, con cui si tiene in contatto un po’ per fare pubblicità alla band, e un po’ per salvarsi dalla totale follia. Frank è interpretato in maniera magistrale da Michael Fassbender, che dimostra così di non aver bisogno di far leva sul proprio aspetto fisico e sulla propria mimica facciale per plasmare un personaggio misterioso ma dotato di grande sensibilità. Di solito, prima di guardare un film, si attribuisce alla sua durata una trama più o meno complessa, o comunque un impegno emotivo direttamente proporzionale ai minuti della visione. Nel caso di Frank, che dura un’ora e mezzo circa, la proporzione è invertita: gli intrecci sono resi in una costellazione di piccoli momenti chiave diluiti nell’alternanza tra il mondo reale e quello surreale della band. I mi piace su youtube dati da un pubblico ignaro delle turbe psichiche dei musicisti; la vicenda personale del tastierista, da uomo comune a testimone della catarsi creativa della band, accanto a quella di Frank, uomo non comune che mai lo sarà e che si è arreso (apparentemente) alla sua diversità, facendone una bandiera che cela il disperato bisogno di essere compreso: il tutto si trasforma , per lo spettatore che abbia una qualsiasi ambizione artistica, in una profonda parabola la cui conclusione farà commuovere anche i più scettici. E perché fa commuovere? Perché è la parabola di tanti artisti incompresi che per loro natura non riescono ad accettare alcun fattore dello show business, in quanto business e in quanto show: ovvero la commercializzazione di uno spettacolo che però nasce dallo spirito dell’artista, il quale mette la sua carne -e la sua testa- alla mercè di un pubblico spietato, pigro e superficiale. L’epilogo vi farà riflettere su una zona grigia tra il bianco dei riflettori e il buio dell’anima: una zona in cui, nonostante il pubblico e l’artista siano distanti e reciprocamente incomprensibili, rimane intaccata la speranza di un contatto in un ‘I love you all’.

Annachiara Innocenzio

JIM JARMUSH – ONLY LOVERS LEFT ALIVE

 JIM JARMUSH – ONLY LOVERS LEFT ALIVE (2013)     durata: 123 min

Intessitura musicale, citazioni cinematografiche e letterarie, critica politica e sociale, romanticismo noir, suicidio, immortalità. Se riuscite a immaginare un film che li contenga tutti, con l’intramontabile talento ironico e sornione di Jim Jarmush, allora avete immaginato il suo ultimo capolavoro, ‘Only Lovers Left Alive’, del 2013. Solo gli amanti sopravvivono…non fatevi ingannare dal titolo. La storia è quella di due vampiri, Adam e Eve (Tom Hiddleston e Tilda Swinton) , immortali, che però hanno abbandonato il classico assalto al collo per dedicarsi a un modo di rifornirsi molto più elegante e classy, ovvero corrompere medici, farmacisti e chi di dovere per ottenere litrazzi di sangue umano già imbottigliato. I due, però, non vivono insieme (immaginateli uno affianco all’altra durante tutta la storia dell’uomo… ). Adam vive a Detroit, decadente e opprimente, dove il Michigan Teatre diventa un parcheggio dalle volte stupende ma in rovina, e dove si dice che Henry Ford abbia presentato il primo modello di una sua macchina…Il vampiro è un musicista, e l’unico zombie (essere umano, come viene definito dai vampiri) con cui sembra avere una sorta di legame è Ian, un ragazzo innocuo. Eve vive invece a Tangeri, dove può leggere libri in tutte le lingue del mondo semplicemente passandoci sopra il dito (gli esami universitari, per questa donna, sarebbero barzellette, in pratica), e sfoggiare look sempre impeccabili mentre si rifornisce di sangue grazie al suo amico vampiro Christopher Marlowe(John Hurt), cosa che invece Adam fa recandosi da un medico in ospedale, e presentandosi ogni volta con il nominativo ‘Doctor Faustus’ , mentre poi il dottore lo chiama , scherzando, anche ‘Dottor Caligari’ e ‘Dottor Stranamore’. Quando prenotano dei voli, invece, perché sì, sono vampiri ma non pipistrelli, e in quanto tali non volano o non si teletrasportano…lo fanno sempre con nomi emblematici, altre citazioni sparse qua e là, come ad esempio ‘Stephen Dedalus’ (protagonista dell’Ulisse e di Il ritratto dell’artista da giovane di James Joyce)oppure ‘Fibonacci’. Insomma,inizialmente essere un vampiro sembra avere solo pro, con l’unico contro di doversi rifornire di sangue periodicamente. Sembra essere una grande figata. Una montagna di sapere, una montagna di ricordi, di conoscenze importanti e di spirito critico e cinico verso l’umanità, che vista dai loro occhi e raccontata da loro, assume tutta la stupidità di cui è degna, la pigrizia mentale e l’autodistruzione fisiologica che ne consegue. Quando Adam chiede a Eve, in una delle loro elucubrazioni random, ‘sono arrivati a farsi la guerra per l’acqua?’ e Eve risponde, ‘no , sono ancora al petrolio…si svegliano ancora troppo tardi’, si ha una sintesi di quello spirito. Tutto questo carico, strati su strati di reminiscenze, inizia ad appesantire la mente di Adam, che già di suo non è una persona allegrissima, e persino con tutti i litri di sangue che si scola si sente sempre più morto, finchè non lo raggiunge Eve e il film prende un’altra piega (che non dirò…). Jarmush come sempre mette la musica in primo piano, con una colonna sonora preziosa e azzeccata, che va da Wanda Jackson ai Black Rebel Motorcycle Club passando per i White Hills (presenti anche nel film),e una collaborazione con gli Sqürl di Josef Van Wissem, ormai fratello artistico di Jarmush per quanto riguarda le colonne sonore. A proposito di musica e di, se così vogliamo chiamarle,frecciatine, un'altra piccola citazione, stavolta di Adam. Quando ascolta per la prima volta una donna, Jasmine Hamdan, cantare in un locale a Tangeri, si innamora della sua voce e dice a Eve: ‘questa ragazza è fantastica’ e lei commenta: ‘è libanese,sono sicura che diventerà famosa’…ma lui risponde cinico, ‘io spero di no:è troppo brava per esserlo’. Molti potrebbero pensare ai film come Only Lovers Left Alive come a dei collage dei gusti personali del regista, con le sue fissazioni musicali e col suo mood elegantemente noir. Ma anche nelle citazioni, nei riferimenti, anche nel ritagliare e assemblare i pezzi del suo collage Jarmush ha espresso se’ stesso in ciò che ha voluto citare, in ciò che ha voluto scegliere, come hanno fatto Adam e Eve nell’ultima scena e come avevano già fatto per arrivare a sopravvivere: perché, infatti, immaginando le loro millenarie esperienze e tra innumerevoli possibilità, quei due avevano scelto di diventare lui un musicista noise e nostalgico e lei una cultrice dello spirito pseudo hippie?

Annachiara Innocenzio

INTERVISTA A ROBERTA CARRIERI


Ciao Roberta e benvenuta su Suoni del Silenzio...
Ti definisci più Clown trampoliera o performer in installazioni, vestita da Barbie fetish? Nessuna di queste tre cose e nello stesso tempo tutte e tre. Sono mie vecchie esperienze fatte nel corso degli anni passati e che ormai ho interiorizzato. Fondamentalmente sono una cantautrice, anche se mi diverto ogni tanto a “performare”.
Tu provieni da una forte esperienza teatrale, quanta teatralità eporti nella tua musica? Ho lavorato come attrice per il Teatro Kismet per molti anni e in seguito con l'esperienza Quarta Parete mi è piaciuto unire il teatro alla scrittura e alla musica in un concerto che era un vero e proprio videoclip dal vivo in cui i due cantanti agivano con oggetti, movimenti e travestimenti mentre cantavano. 
Ora che invece giro suonando anche la chitarra, che mi costringe nei movimenti, questa teatralità l' ho voluta conservare nella scrittura delle canzoni e nell' interazione col pubblico.
Tu sei anche la voce dei Fiamma Fumana, con loro hai cantato nei più prestigiosi festival europei e americani, cosa ti differenzia dal tuo lavoro solista, confronto alla tua band? I Fiamma Fumana erano un progetto nel quale ero stata chiamata a collaborare, quindi nato dall' idea di qualcun altro. 
Per forza di cose molto diverso dalla Carrieri cantautrice. In quest'ultimo caso sono autrice di tutto quello che faccio. I Fiamma erano un gruppo di musica elettronica misto al folk con testi spesso in dialetto emiliano io invece sono fondamentalemnte una one girl band barese che canta in italiano accompagnandosi con chitarra acustica e ukulele. Due mondi molto diversi tra loro.
Con i Fiamma Fumana hai partecipato al film documentario "Di Madre in Figlia" prodotto da Davide Ferrario, in anteprima al Toronto Film Festival nel 2008 e presentato poi al Torino Film Festival, parlaci di quella esperienza...Essere in Tour negli Stati Uniti con le Mondine ( Il Coro delle Mondine di Novi, per la precisione) è stata già di per se un esperienza di grande intensità umana. 
Le Mondine, madri e figlie allo stesso tempo, sono donne con un vissuto e una forza peculiari e rappresentano l' icona della donna nella sua essenza più toccante e universale. Tra le prime donne lavoratrici nella storia. Il regista Andrea Zambelli ( con la produzione di Davide Ferrario) ha voluto seguirci in questa avventura e documentarla raccogliendo durante il viaggio le storie delle Mondine, ne è venuto fuori un film emozionante e nello stesso tempo fresco ed ironico.
Nella tua carriera ci sono state molte collaborazioni, quale ricordi con particolare piacere e se ci sono dei rammarichi per non avere fatto qualcos'altro...? Nessun rammarico mai. Generalmente e fortunatamente mi capita di fare esattamente quello che voglio..credo di essere molto caparbia e i risultati arrivano cosi naturalmente che neanche mi accorgo di aver lottato! Ricordo con piacere tutte le collaborazioni perchè più che collaborazioni si trattava di incontri e quindi qualcosa di molto stimolante che mi ha arricchita sia dal punto di vista umano che professionale.
Nel 2009 esce il tuo primo album solista "Dico a tutti così" (X-Beat/Goodfellas), un album pieno di collaborazioni, giusto per citarne qualcuno Rodrigo D'Erasmo (Afterhours), Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti), cosa ti ha spinta a collaborare con questi artisti e parlaci un po' della realizzazione del disco..?
Ricordo che lo studio dove lavoravamo al disco ( che era lo studiolo milanese di Cesare Basile e Luca Recchia ) era diventato una fucina creativa di incontri e di amici che passavano a trovarci e lasciavano il loro bellissimo contributo musicale. 
Le ospitate sul mio primo disco sono nate cosi. Mi ero da poco trasferita a Milano e sono una persona particolarmente socievole quindi in breve tempo avevo fatto amicizia con tutti i musicisti che in quel periodo bazzicavano Milano. Interagire con loro è venuto naturale ed è stato divertente.
Nel 2010 inizi la collaborazione con Davide Van de Sfroos che sfocia poi nella canzone "Dove non basta il mare" contenuta in "Yanez" e nell'omonimo tour teatrale di cui tu sei ospite speciale, parlaci di come è andata...
La collaborazione con Davide è nata per una serie di simpatiche casualità. Un giorno Peppe Voltarelli, ( cantautore calabrese e mio grande amico) mi ha chiesto una chitarra in prestito per partecipare a uno spettacolo di Van De Sfroos e quando glie l' ho portata in teatro per il check, Davide mi ha chiesto se suonavo anchio e mi ha invitata direttamente nel suo spettacolo per tre canzoni, senza neanche conoscermi! Poi un giorno avevo un concerto a Cantù e “I Van de Sfroos” erano a provare i pezzi per il disco Yanez proprio nel posto dove mi ospitavano a dormire quella notte, quando Davide l' ha saputo mi ha chiamata e mi ha chiesto di passare di lì un po' prima nel pomeriggio, prima del mio soundcheck, per provare a vedere se veniva fuori qualcosa di interessante con la mia voce sulla canzone “Dove non basta il mare”, è cosi è stato. E' venuto poi automatico che lo seguissi in tour.
Poi è arrivato il tempo di "Relazione Complicata"distribuito da Self l’album, composto da tredici tracce inedite, contiene il brano “S. Pietro”, scritto da Davide Van de Sfroos, una collaborazione sempre più intensa... Negli ultimi giorni dell ultimo tour con Davide ho ricevuto questo suo bel regalo, la canzone S.Pietro. Avevo già terminato la produzione di "Relazione Complicata" ma ho deciso di inserire il brano lo stesso perchè mi piaceva l' idea di ricambiare questo dono.
“Relazione complicata” affronta con leggerezza ed ironia il tema delle dipendenze affettive, traendo ispirazione dal libro “Donne che amano troppo” della psicoterapeuta americana Robin Norwood, come è nata questa idea? E' nata di seguito alla lettura di questo libro appunto. Mi sono molto divertita a scrivere canzoni “a tema” traendo ispirazione da storie raccolte in giro, miste a mie esperienze personali, sul tema degli amori difficili.
Nell’album vi è la partecipazione della band rockabilly Rock’n’Roll Kamikazes, (gruppo capitanato dell’ex frontman degli Hormonauts Andy Macfarlane) e della band brasiliana Selton, posso permettermi di dire che la tua vita artistica insegna che le collaborazioni sono essenziali forme di policultura umana?Tu come la vedi? Grazie per quello che dici. Sono nomade e viaggiatrice per indole, quindi curiosa degli incontri, umani e culturali, perciò mi diverto a sperimentare con questi incontri e vedere cosa succede! E devo dire che succede sempre qualcosa di molto interessante.
I tuoi progetti futuri? ..sto già scrivendo nuove canzoni..i miei progetti futuri sono scrivere tanto e fare tanti concerti, niente di nuovo se non le canzoni e i posti.
Tu sei pugliese quanto ti ha dato la Puglia a livello artistico, cosa serve per migliorarla a livello culturale, ma soprattutto se c'è qualcosa che ti ha fatto mancare nel tuo percorso come professionista? La Puglia mi ha regalato un attitudine genuina, spontanea e aperta allo scambio, che voglio conservare con cura (oltre che una certa passione per la buona cucina! ). Sono andata via dalla mia terra per sete di avventura e non perchè mi mancasse qualcosa. A posteriori però mi accorgo di quanto, a volte, anche solo per ragioni geografiche ( l'italia è stretta e lunga) e logistiche, la mia città, Bari, tenda ad essere un microcosmo autosufficente, un po' lontano dal resto del mondo. Ma credo che le cose stiano cambiando un po' ora che le comunicazioni si sono velocizzate ( internet, voli lowcost, etc..). Grazie per il tempo che mi hai concesso a presto… grazie a te!                                                  Intervista a cura di   Antonio Javier Di Lena

 

INTERVISTA AI TOROMECCANICA

Raga perché non è da paraculo fondere pop e rock?Quello che abbiamo tanto amato del Rock, tutto quello che ha resistito alle stagioni ed è arrivato dritto al cuore, è proprio la sua componente Pop nell’accezione più nobile. Crediamo che queste due categorie siano fuse insieme. Per quel che riguarda la musica, la distinzione invece sta a livello solo di atteggiamenti nei confronti del pubblico. Se l'artista in questione si pone indossando la maschera dell’anticonformismo e della ribellione allora è “rock”, se strizza l'occhio alle famiglie e alla morale comune allora è “pop”, di sicuro entrambi nello scrivere canzoni terranno conto del Pop, e al massimo del volume della chitarra distorta, un altro vero e proprio spartiacque tra i due termini.

Vi capita di litigare in fase di registrazione? A volte sì a volte no, a seconda del grado di coinvolgimento dei singoli nella canzone in questione. Di solito affidiamo al produttore l’onore e la responsabilità dell’ultima parola.

La prima cosa che fate quando vi rivedete compatti? Facciamo grandi sogni! Ci compattiamo ricordando l’esperienza e il percorso di band affermate, e individuiamo il fatto che gli unici problemi che vale la pena affrontare sono quelli che vengono dall’esterno, dal mercato discografico, nelle radio e nei media, dove cerchiamo spazi.

La promozione sta prevalendo sulla produzione, musicalmente?  La promozione radio/tv ormai vince su tutto. Può portare al successo o alla diffusione nazionale anche una canzone ch’è niente di speciale.

Talenti e raccomandazioni devono coincidere ad ogni costo? No, questo no. In questa Italia le due componenti devono andare di pari passo. Mi secca ammetterlo ma purtroppo è così. Abbiamo riassunto in una canzone quest’argomento per l’appunto. Bisogna aver talento comunque anche nel cercare l’appoggio delle persone giuste.

Di cosa vi stupite? Ma si può trovare la Felicità? Ci stupiamo delle belle canzoni, ci stupisce  il fatto che ancora ogni tanto se ne trova in giro qualcuna in questo mare sconfinato. La felicità è alla fine della strada… noi stiamo ancora cercando la strada!

In conclusione, chi vi va di salutare come non fate da sempre? Un saluto alle persone che ad ogni concerto ci dicono di non mollare e di andare avanti così... forse perché in cuor loro hanno scommesso che un giorno diventeremo importanti, forse perché hanno quella gran voglia di dire: “l'avevo detto, io!”.

Intervista a cura di Vincenzo Calò.

CALCIO E ANARCHIA


Per chi ama il calcio e la letteratura sportiva
Calcio e anarchia appaiono solitamente come mondi distinti, se non contrapposti, a causa dei loro interessi e sviluppi inconciliabili. Accusato di essere un’invenzione borghese, per i suoi effetti depoliticizzanti e alienanti e per essere diventato un business totalizzante che ne ha rovinato il senso ricreativo, amatoriale e popolare, il re degli sport di squadra in realtà presenta molti legami e affinità con i movimenti anarchici o libertari. Entrambi hanno un’origine contemporanea, sanno coniugare l’abilità individuale con la solidarietà collettiva, senza dimenticare che furono le classi popolari e le loro associazioni ad appropriarsi di questo sport, che offriva la possibilità di competere ad armi pari, e contribuirono alla sua divulgazione in tutto il mondo. "Calcio e anarchia" di Miguel Fernández Ubiría svela un lato poco conosciuto del passato e le confluenze presenti tra calcio e anarchia.  «È molto probabile che chiunque abbia deciso di iniziare a leggere questo libro si ritroverà un po’ disorientato dal titolo. Dopotutto, calcio e anarchia sono due argomenti che non vengono spesso visti collegati tra loro. Per alcuni sono addirittura concetti completamente opposti. Quasi tutti coloro che sostengono questa opinione considerano il calcio come l’oppio dei popoli, qualcosa che intorpidisce le coscienze affinché non pensino ad altro e non causino problemi in questa società sempre più controllata dal capitale. Il panem et circenses dei Romani. L’anarchia è invece considerata da quelle stesse persone come la via da seguire per realizzare la società umana ideale. Nonostante queste opinioni, che in gran parte condivido, è nata in me l’idea di scrivere questo libro. È nato, fondamentalmente, dopo aver scoperto il gran numero di squadre di calcio fondate da anarchici, socialisti rivoluzionari e operai. Soprattutto nei primi tre decenni del ventesimo secolo. Fatto praticamente sconosciuto alla stragrande maggioranza degli appassionati di calcio, e anche alla maggioranza dei militanti e simpatizzanti del movimento libertario».

 

mercoledì 28 agosto 2024

INTERVISTA A MAX ARDUINI

 Ma la tua musica unisce…? La mia musica fa parte di quella categoria che non arriva al primo ascolto, è ricca di parole e non segue mai una strada già percorsa da altri. Privilegio sempre l’argomento nuovo, il racconto e cerco di far avvicinare  le persone alla cultura che spesso, purtroppo, trovo carente nelle nuove generazioni. Nasco in un periodo dove la comunicazione di un testo aveva un accompagnamento adeguato ed una canzone diventava bandiera e slogan, si ricercava sempre la storia originale da mettere in musica; oggi invece prolifica  solo musica ripetitiva e senza originalità e se questo apparentemente può sembrare che unisca in realtà crea confusione e nega la scelta personale del gusto musicale. La mia musica unisce chi riesce a percepirne le radici, chi si lascia sorprendere  e cerca come me qualcosa da raccontare che non sia un clone. Malgrado le varie complessità credo che la mia musica riesca ad unire anche se la strada a volte sia impervia e non trovi la giusta collocazione e l’opportunità di farsi ascoltare. Del resto penso che la comprensione della musica, alla stregua di quella della vita quotidiana, sia influenzata da una profonda e personale preparazione culturale.                                            

Lo sguardo critico a che punto t’infastidisce e quando lo esigi? Indubbiamente la critica per un artista è fondamentale ma occorre una profonda analisi d’ascolto che porti a critiche costruttive altrimenti risultano solo giudizi senza crescita dettati unicamente dalla superficialità e negli anni ne ho vista parecchia. Ricordo sul canale youtube un personaggio sconosciuto con uno strano nickname che criticò duramente una mia scrittura ed una mia performance: se avesse usato tatto e profonda analisi avrei riflettuto su quanto scritto ma in realtà ha preferito esprimere un giudizio certamente non dettato da una volontà di critica costruttiva bensì da uno spirito di rivalsa senza motivo ed assolutamente gratuito. Francamente non comprendo questo desiderio di denigrare l’operato altrui o forse ne conosco il motivo ma preferisco non approfondire… l’ignoranza può uccidere la vita di un artista come è già successo in passato con Mia Martini, una tra le cantanti più brave del panorama musicale che probabilmente procurava fastidio a qualcuno più sponsorizzato ma meno preparato sul lato artistico ed umano. Quando si esprime una critica occorre quanto meno avere una preparazione sull’argomento perché se questa non è costruttiva è meglio tacere. Se dopo un’attenta analisi il giudizio è comunque negativo può essere un’ottima cosa ma questo deve essere espresso da un tecnico del genere che eseguo…. un critico di musica Jazz non può giudicare la mia musica. E soprattutto va espressa una critica sulla musica e non sull’artista in quanto persona: sappiamo che il pessimo critico giudica il poeta e non la poesia. Quindi, critiche ben accette purché siano sincere, scevre da ogni personale risentimento  ed assolutamente preparate e professionali, altrimenti diventano offensive ed ingestibili.

Cosa significa per te fare un “lavoro serio” ? Per rispondere a questa domanda devo fare un salto nel passato. Gli insegnamenti di mio nonno sono stati fondamentali per la mia maturazione artistica e lavorativa. Servono idee chiare e l’operare in maniera seria non concede spazio all’improvvisazione o all’ inventiva di comodo. Fare un lavoro serio significa accostare la passione e la determinazione ad una buona dose di perseveranza. Chi è interessato solo al guadagno non esercita un lavoro artistico serio ma gestisce un’attività  commerciale. Oggi si propina ai giovani un modello fatto solo di allori e vite realizzate facendogli credere che l’unico modo di fare un lavoro serio sia apparire ed avere successo. Io credo profondamente in quello che faccio a tal punto che paradossalmente lo farei anche gratis… e in passato non nego di averlo fatto ma è chiaro che anch’io devo affrontare la vita quotidiana e ciò che comporta. Lavoro serio significa non lasciare mai nulla al caso, studiare continuamente, provare continuamente e non accontentarsi mai. Non siamo qui solamente per arrivare e fermarci, siamo qui soprattutto per non fermarci mai. Vedo nel mio futuro un Max anziano che continua la sua crociata immagazzinando input,  ricercando sempre l’arricchimento e la preparazione che inevitabilmente muta di continuo per fare un lavoro ancor più serio: vivere. 

La musica, in generale, può produrre ancora degli autentici miti, che possono passare alla Storia? Sì certo, potrebbe, ma si dovrebbe riequilibrare il sistema che da troppi anni predilige l’apparire alla forma interiore. Oggi proliferano troppi cloni e troppi sognatori che emulano i loro idoli  anche se di miti non ne nascono più da tanti anni. Sono contrario ai reality che hanno allontanato i giovani dalla concretezza e li hanno disabituati dal crearsi la propria identità illudendoli con la promessa  di una carriera facile laddove invece questa va conquistata e costruita con la gavetta e l’esibizione sul palco. Credo che i reality abbiano contribuito all’impoverimento della cultura. Noi avevamo altri valori in cui credevamo e se è vero che i tempi sono cambiati era altresì  prevedibile che la realizzazione di programmi futili scatenasse nelle nuove generazioni una sorta di appiattimento culturale e cerebrale con conseguente perdita di libero arbitrio. Ci sono tanti artisti bravi ma sono mal gestiti dai talent  interessati solo dal risultato immediato, non ci sono progetti e questo comporta la produzione di meteore che non si eleveranno mai a mito. Artisti come Mina, Mia Martini, Patti Pravo oppure Fred Buscaglione, Giorgio Gaber, Luigi Tenco…non hanno la speranza di rinascere in questo momento. Anch’io nasco artisticamente influenzato da grandi del passato ma il mio obbiettivo è sempre stato quello di emergere come artista originale e non come semplice riproduttore di musica. Ciò spesso complica la strada che si percorre ma è l’unico modo per ambire ad una carriera musicale seria e credibile. Il mercato discografico ormai è una fabbrica di clonazione ma sono certo che ancora ci sia qualche artista  nascosto che potrà nel tempo dimostrare cosa significhi veramente  passare alla storia come artista originale. A volte mi diverto ad interrogare i giovani come a suo tempo facevano i più grandi con me. Noto a malincuore che essi  sanno perfettamente chi è Valentino Rossi o Francesco Totti ma nessuno mi sa dare informazioni su Sacco e Vanzetti. Eppure se non si cercano le risposte nella storia e nella cultura non si darà più vita a miti. I grandi della nostra musica non sono stati solamente bravi ad eseguire il loro repertorio, sono stati soprattutto capaci di comunicare la cultura che nel tempo è rimasta il loro punto di riferimento. Come esempio potrei citare una cantante molto giovane di Riccione che ha nelle corde vocali il plutonio, un’energia formidabile e con ogni probabilità le capacità artistiche di una grande interprete, ma quel che le manca è la preparazione generale ed una spiccata personalità palcoscenica ma purtroppo queste caratteristiche  non si imparano nella scuola di canto ma si acquisiscono solo con profonda autocritica ed esperienza diretta. I cantanti emergenti di oggi tendono ad emularsi tra loro e pensano così di percorrere la strada giusta mentre in realtà stanno perdendo di vista le  vere opportunità. Di miti forse non ne nasceranno più nei prossimi 30 anni ma sono certo che ci sarà un ritorno alla musica d’autore che inevitabilmente metterà ordine in questo caos di bravura mal gestita.

Gli artisti sono oramai costretti ad improvvisare un live con palcoscenico annesso? Il vero artista vive di live e di palcoscenico, la cosa che mi duole è che si è sviluppata una tendenza alla musica improntata sulle cover band e sempre meno su cose originali. Quindi se mi stai chiedendo se noi artisti siamo costretti ad improvvisarci la risposta è sì, dobbiamo rinunciare ai templi della musica originale in favore di  formazioni cover. Con questo mi riallaccio alla domanda precedente perché la responsabilità è soprattutto dei gestori dei locali live interessati più al guadagno che al privilegiare l’artista ed il progetto. Ciò comporta l’improvvisazione live ovunque venga accettata e sostenuta. Aprendo una parentesi noto mio malgrado che i gestori dei locali fanno solo i loro interessi,  gli artisti vengono sottopagati se non addirittura chiamati ad esibirsi gratis e il più delle volte non versano neanche le quote siae.  Nel tempo questo atteggiamento ha costretto bravi artisti a non continuare l’attività di musicista per mancanza di strutture dove esibirsi. Per non essere più costretti ad improvvisare occorrerebbe  più professionalità da parte dei gestori, della siae e degli artisti stessi. La musica è una cosa seria non un gioco. Ci sarebbe molto da dire sulla parola “improvvisazione”: ci sono vice direttori di banca che suonano, casalinghe che cantano, bambini che si esibiscono da Gerry Scotti.  Tutti pensano di poterci riuscire perché fare musica non è considerata una vera professione,  un “lavoro serio”.

Credi che amino le situazioni d’incertezza? Credo che non ci sia più la vera passione di costruire qualcosa di personale e quindi l’incertezza li porta ancora a sperare di essere notati da qualcuno. Alla fine sarà la perseveranza, il lavoro e la fede in quello che si sta facendo a ripagare di tanto sforzo.. Il problema è che nessuno vuole realmente cambiare le stato attuale delle cose e tutto rimane in uno stand-by di incertezza.

E’ capitato che il Pensiero sia arrivato vicino ad ucciderti?Sicuramente ad uccidermi no, ma ad attanagliarmi lo stomaco forse sì. Dietro la mia carriera c’è tanto lavoro, in ogni attimo della giornata c’è lavoro, scrittura e studio. Per non parlare degli investimenti che ho dovuto affrontare e che negli anni hanno portato dei risultati, ma questa incertezza artistica globale a volte uccide la dignità degli artisti. Fare musica veramente è una missione precisa: è come essere innamorati della propria famiglia, nessuno  può conoscerne l’intensità tranne te.

Invece ti capita ancora d’incontrare individui che incorporino popoli interi? Certo ma in Italia no. 

Usando termini borsistici, è più bello comporre “in rialzo” o “in ribasso”…? Assolutamente “in ribasso”:  è la composizione più eterna che si possa creare. Molte delle canzoni rimaste nei secoli quando a loro tempo vennero proposte non vennero notate adeguatamente. Il  mercato di oggi invece risponderebbe “al rialzo” senza accorgersi di  quanto sia diventato tutto uguale e scontato. Scrivere in rialzo può significare la ricerca continua della vendita immediata e la fine nel dimenticatoio, la canzone in ribasso non si prefigge questo obiettivo ma durerà nel tempo.

In conclusione, mi racconti di qualche rapporto di scambio culturale coi tuoi colleghi? Mi piace molto il confronto con le persone e soprattutto con i colleghi. La mia voglia di confronto spesso non trova sbocchi, non tutti i miei colleghi  hanno  l’intenzione di essere loro stessi a crescere ma preferiscono parlare per paragoni o citando dei miti. Noto sempre più la mancanza di un  principio e di un progetto personale, la crescita è una continua evoluzione che non si ferma mai.

Intervista a cura di Vincenzo Calò.

INTERVISTA AI ROCKCRASH

Componendo, vi avvicinate o vi allontanate dal vostro modo d'essere? Ovviamente! E’ come chiedere ad una persona se respirando si avvicina o meno al suo modo di essere. Essendo dei musicisti e avendo fatto della musica la nostra ragione di vita, è solo componendo che esprimiamo il nostro vero e unico modo di essere! Quando componiamo lasciamo da parte tutti i fronzoli e ciò che non c’entra, ed entriamo veramente in contatto con quello che è il nostro concetto di esistenza, di ciò che vorremmo trasmettere con la musica, di ciò che vogliamo comunicare, e quindi non c’è spazio per qualcos’altro che non sia l’essere noi stessi e poter così essere il più incisivi possibile.

E quindi, è ancora bello credere in qualcosa? Sicuramente. Che sia credere in se stessi, credere in ciò che si fa o credere in qualcosa che ci motiva, è importante per ogni persona. Permette di non perdere contatto con i propri propositi, di non lasciarsi fuorviare e di continuare malgrado tutto e tutti, mantenendo integri i propri ideali e la propria unicità.

E' meglio ascoltarvi o guardarvi...? Entrambe le cose. La nostra attività musicale si esprime al meglio in sede live dove lo spettatore può sia ascoltarci che guardarci. Questo ci permette di metterci sempre alla prova e di dare il meglio di noi stessi malgrado l’immancabile emozione che ci permea durante tutto lo show.

E' sempre festa (estranea)? Questo mondo vi merita? Non è sempre festa. Ognuno di noi deve far fronte alle problematiche del vivere come chiunque altro. Il coniugare l’attività live con il comporre, il provare, il trovare serate e la nostra vita lavorativa comporta spesso grande impegno e grandi sacrifici. Quindi, non diremmo che è sempre festa ma che, di certo, l’entusiasmo e la passione per la musica ci motiva per far fronte a tutto ciò. In merito al fatto se questo mondo ci merita, è ovvio che sì. Ci sono tantissime persone in gamba che sono nostri amici o che ci seguono e supportano o entrambe le cose. Ci sono poi le persone che ci sono vicine nella vita personale e durante i momenti più difficili così come nei momenti più luminosi. La domanda piuttosto è: Noi meritiamo la fortuna di avere persone tanto speciali vicino a noi? Ogni giorno cerchiamo di operare in modo che la risposta a questa domanda sia: Sì!

Siamo vittime dei nostri errori? Non siamo vittime bensì responsabili dei nostri errori. Essere vittime significa essere in colpa e come concetto significa aver già disperato di poter rimediare. Sentirsi invece responsabili significa poter porre rimedio agli errori che l’imperfetta condizione umana ci predispone immancabilmente a compiere, anche se spesso senza la volontà di nuocere.

E' impossibile cercare o trovare la Giustizia? Non è impossibile. Il messaggio dei RocKrash è estremamente positivo. La nostra musica, anche quando racconta di situazioni infelici o difficili, si chiude sempre in un messaggio di speranza e di ‘colore’. Questa per noi è la giustizia. Non quella dei tribunali o qualche giustizia divina non ben definita. La giustizia è quando una persona, imparando da sé stessa e da chi ha intorno, si mette nella condizione di poter compiere il giusto e portare in questo mondo quel tanto di più di giustizia per tutti.

La libertà di cazzeggiare sta diventando sempre più inesprimibile, condividete? Non siamo d’accordo con questa affermazione. La libertà di cazzeggiare è esprimibile, anzi talvolta è proprio l’opposto. Al giorno d’oggi pochissime persone cercano di guardare la realtà per quello che è, pensando di poter cazzeggiare all’infinito senza responsabilità o doveri. Quindi sì, si può cazzeggiare ma sempre con la testa sulle spalle.

E se il rock si fondasse su ciò? Il rock non si fonda sul cazzeggiare. E’ rock anche farsi il culo, alzarsi la mattina e andare a lavorare anche quando si è stanchi o la sera prima ci si è esibiti e si sono fatte le ore piccole. Il rock è spesso stato usato come genere musicale per gridare fuori dal coro, per denunciare ciò che l’artista osservava non andando nella società, per esprimere anche il proprio istinto a non volersi conformare, a non accettare tutto è per come viene in maniera supina, senza spina dorsale. Quindi, diremmo che la storia ci fa vedere proprio il contrario, che il rock si fonda sulla volontà di imprimere un segno o dare una svolta, non di cazzeggiare e basta.

Nel rock serve o no il dono della sintesi? Nel rock, come in qualsiasi forma d’arte, è il concetto che si vuole esprimere il fulcro di ciò che viene fatto. Quindi non può avere limiti dettati dalla sintesi o dalla prolissità. Ogni band, ogni artista, ogni brano deve avere il suo spazio. Solo a scopi commerciali, che ben poco hanno a che vedere con la musica, sono stati imposti tali limiti. Ma se guardiamo indietro nella storia della musica, parecchi artisti danno ragione a quanto abbiamo appena esposto. Solo chi si vuole vendere e vuole vendere la propria arte a meri scopi commerciali si preoccupa di avere o meno il dono della sintesi, i RocKrash non si sono mai preoccupati di questo aspetto e, benché lontani dal genere progressive dove troviamo brani da 20-30 minuti, i nostri brani vanno dai classici 3 minuti a tempi più lunghi in base al concetto che con la musica e il testo intendiamo esprimere.

Quali effetti speciali migliorano e peggiorano il rock? Se per effetto speciale si intende droghe o sostanze che spesso si sono associate alla musica rock (ma molto in uso anche in ben altri ambienti e non solo musicali), i RocKrash non sono a favore dell’uso di droga e non siamo mai ricorsi a droghe per poterci esprimere. Poi ognuno è libero di fare le sue scelte ma noi la vediamo così. Se, invece, per effetti speciali si intende quelle che possono essere le coreografie di scena di un evento live, ecc… beh, allora quello migliora il rock essendo arte visiva che va in supporto all’arte della musica, creando spesso momenti indimenticabili che restano impressi per anni o per sempre nella mente dello spettatore.

Intervista a  cura di Vincenzo Calò.

JAZZINSIEME SPILIMBERGO


 JAZZINSIEME SPILIMBERGO

Dal 28 agosto al 1°settembre la città del mosaico si tinge di musica con 5 giorni di concerti.  Tra i grandi nomi sul Main Stage, Gegè Telesforo con il nuovo progetto “Big Mama Legacy”.

Dopo il successo clamoroso dell’edizione Pordenonese, Jazzinsieme è pronto a conquistare un altro gioiello del Friuli-Venezia Giulia. Dal 28 agosto al 1°settembre, il Festival musicale organizzato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS arriva nella bellissima Spilimbergo, con 5 giorni di musica dal vivo tra jazz, blues e un pizzico di rock, tutti a ingresso libero.  I concerti, che si divideranno in Main Stage e Club Live, daranno modo agli spettatori di sperimentare l’accoglienza cittadina nei locali del centro, per poi spostarsi in Piazza Garibaldi per gli eventi della sera.  L’entusiasmo dell’amministrazione comunale nel sostenere l’iniziativa passa per le parole del sindaco di Spilimbergo Enrico Sarcinelli: “La musica rappresenta un valore identitario per Spilimbergo che esprime da sempre un ricco movimento di appassionati. Ecco che la proposta di Jazzinsieme rinnova l'offerta ai nostri cittadini e ad un pubblico più ampio che è attento alla qualità delle scelte operate da questa Amministrazione Comunale. La formula dei concerti aperitivo, inoltre, integra il valore dell'ospitalità che contraddistingue la città del mosaico.” Grande soddisfazione da parte degli organizzatori, Giorgio Ivan e Vincenzo Barattin, rispettivamente presidente e direttore artistico dell’Associazione Culturale Blues In Villa APS, promotrice dell’evento, nel raccontare il festival che verrà:  “Il grande sostegno che abbiamo ottenuto dall’amministrazione comunale di Spilimbergo ci ha davvero colpiti” afferma Giorgio Ivan “e testimonia l’importanza degli eventi musicali anche di nicchia come parte dell’attrattiva turistica. Portare Jazzinsieme fuori da Pordenone è per noi un’occasione di crescita, e farlo in un borgo caratteristico come Spilimbergo lo è ancora di più.”A commentare il programma è invece Vincenzo Barattin: “Il cartellone concentrerà 8 concerti di altissima qualità in 5 giorni di Festival. Gli artisti scelti abbracciano il jazz, il blues e il rock, ci sarà da scoprire tanta nuova musica e ascoltare grandi classici reinterpretati. Sul Main Stage avremo grandi nomi locali come Maurizio Pagnutti, ma anche nuovi talenti internazionali come Kevin Davy White, l’eclettismo di Helga Plankensteiner e per finire la star Gegè Telesforo con un nuovissimo progetto che omaggia la scena blues romana. Ci sarà da divertirsi anche con i Club Live, che saranno nei locali del centro e conteranno su nomi di assoluto rilievo”. Piazza Garibaldi sarà la sede del Main Stage di Jazzinsieme Spilimbergo, che ospiterà i 4 concerti principali di questa edizione. Tutti i concerti inizieranno alle 21:15 e sono a ingresso libero.  In caso di maltempo gli eventi si terranno presso il Teatro Miotto. Si inizia mercoledì 28 agosto, con il progetto Jelly Roll Plays Morton: un quintetto capitanato da Helga Plankensteiner, che omaggia con forte estro creativo il genio di Jelly Roll Morton. Un’originale formazione con tre fiati dal registro basso: sax baritono, clarinetto basso e tuba, oltre a pianoforte e batteria, composta da musicisti di indiscutibile talento: Achille Succi, Glauco Benedetti, Michael Lösch e Marco Soldà. Giovedì 29 agosto vedrà invece salire sul palco il New Think Jazz Quartet. Nato dalla collaborazione tra il pianista e compositore Bruno Cesselli e il batterista Maurizio Pagnutti, il NTJQ prende il nome da un movimento musicale degli anni sessanta legato agli aspetti improvvisativi della musica jazz. Il quartetto è completato da Nicola Barbon al contrabbasso e da Mirko Cisilino alla tromba e trombone. Sonorità più forti la sera di venerdì 30 agosto, con Kevin Davy White. Un talentuoso artista che si è lanciato nella corsa verso il successo partendo dalla Francia – il suo Paese natale – verso il Regno Unito, dove la scena rock-blues è più viva e apprezzata. Si è fatto conoscere con grandi doti di cantante e musicista che l’hanno portato nel tempo a fiancheggiare sul palco Lionel Richie e ad esibirsi al Montreux Jazz Festival.  Infine, appuntamento sabato 31 agosto con una vera star della voce jazz: Gegè Telesforo, con il nuovo progetto “Big Mama Legacy”. Un omaggio alle vibrazioni e atmosfere che si sono respirate all’omonimo music club di Trastevere, attivo dagli anni ’80 e chiuso definitivamente nel corso della pandemia. Sul palco con GeGè ci saranno Matteo Cutello alla tromba, Giovanni Cutello al sax alto, Christian Mascetta alla chitarra, Domenico Sanna all’organo e tastiere e Michele Santoleri alla batteria. Dopo il successo clamoroso dell’edizione Pordenonese, Jazzinsieme è pronto a conquistare un altro gioiello del Friuli-Venezia Giulia. Dal 28 agosto al 1°settembre, il Festival musicale organizzato dall’Associazione Culturale Blues In Villa APS arriva nella bellissima Spilimbergo, con 5 giorni di musica dal vivo tra jazz, blues e un pizzico di rock, tutti a ingresso libero.  I concerti, che si divideranno in Main Stage e Club Live, daranno modo agli spettatori di sperimentare l’accoglienza cittadina nei locali del centro, per poi spostarsi in Piazza Garibaldi per gli eventi della sera. Anche a Spilimbergo Jazzinsieme mantiene la propria natura di festival diffuso, con una serie di eventi che espandono il programma generale arricchendolo e coinvolgendo i locali della città nella programmazione. Il 28, 29, 30 agosto e il 1° settembre si terranno altri 4 concerti: il Marco Ponchiroli Trio presso la Trattoria Tre Corone, la Positiva Rockabilly Gang presso il Caffè Griz, il Massimo Chiarella Quartet all’Enoteca La Torre e il Broadway Standards Trio, di nuovo alla Trattoria Tre Corone. Il programma dettagliato dei Club Live è disponibile sul sito jazzinsieme.com

Fabio Capanni "Flowing"

Fabio Capanni "Flowing" (Curious Music) In occasione dell'uscita del nuovo album Outside Live, prevista  per la label american...